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Disoccupazione giovanile: in Italia è sopra la media europea

 I dati diffusi ieri dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, sulla disoccupazione in Italia non sono di certo incoraggianti; nel nostro Paese, in base ai dati dello scorso mese di novembre, il tasso di disoccupazione è cresciuto arrivando all’8,3%. Trattasi di una percentuale che, sebbene inferiore alla media europea, è comunque sensibilmente superiore al 7,1% registrato nel novembre del 2008; inoltre, nei dodici mesi, ovverosia dal novembre del 2008 al novembre del 2009 sono stati persi in Italia la bellezza di 389 mila posti di lavoro, andando ad incrementare quell’esercito di disoccupati che oramai nel nostro Paese ha sfondato la quota dei due milioni di persone. Ma il dato più preoccupante, in accordo con quanto dichiarato dal Segretario Confederale della Cisl, Giorgio Santini, è il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese che, rispetto alla media europea, risulta essere invece decisamente più elevato.

Secondo l’esponente del Sindacato occorrono interventi del Governo, delle Regioni e delle parti sociali che vadano oltre gli ammortizzatori sociali, e che garantiscano il reintegro di cassintegrati e disoccupati al fine di evitare che nel nostro Paese, ed in particolar modo nelle Regioni del Sud, dove il tasso di disoccupazione, a partire da quella giovanile, è allarmante, si vengano a creare delle vere e proprie “sacche” di disoccupazione cronica e di lungo periodo con ricadute sociali insostenibili. Giorgio Santini, inoltre, ritiene fondamentale anche il sostegno alle imprese, ed in particolare a quelle che puntano sulla ricerca, sull’innovazione e sulla creazione di nuove opportunità di occupazione a partire dai settori servizi alla persona, della “green economy” e dell’energia senza dimenticarsi di attuare politiche incisive di lotta al lavoro sommerso.

Ed in merito ai dati Istat, Fulvio Fammoni, segretario confederale della CGIL, ha dichiarato che gli effetti della crisi sull’occupazione sono tali da confermare la situazione di emergenza, a partire dal Mezzogiorno, e che non a caso nel 2009 si è andati a sfiorare il livello del miliardo di ore di cassa integrazione. Secondo l’esponente della Cgil occorre uscire dalle politiche di sostegno basate sulla “una tantum” e mettere a punto “misure urgenti che tutelino le persone“.

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