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Dal Ministero del Lavoro il piano Nazionale della Responsabilità sociale d’impresa 2012-2014

 La situazione economica nazionale non permette di guardare al futuro in modo sereno tanto che il governo intende sollecitare le imprese italiane sull’uso corretto dell’economia e del profitto. Infatti, così come il Ministero ha messo in evidenza, le imprese hanno un ruolo rilevante non solo da un punto di vista utilitaristico, ma anche come soggetto responsabile delle attività economiche.

L’impresa ha, e continua ad averlo, un ruolo sempre più importante nella società quale veicolo di creazione di valore, a mutuo vantaggio delle imprese, dei cittadini e delle comunità.

Per il Ministero,

questa convinzione è confortata da due caratteri tipici delle imprese italiane, la capacità di radicamento e di relazione con il territorio in cui operano e la dimensione sociale in termini di relazioni industriali e impegno sociale. Un patrimonio delle nostre imprese che rischia di deteriorarsi sotto la pressione delle dinamiche internazionali e che il Governo intende valorizzare e sostenere attraverso azioni strategiche condivise con tutti i portatori di interesse

A questo riguardo, la Direzione Generale del Terzo Settore e Formazioni Sociali, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e la Direzione Politiche industriali e competitività, del Ministero dello Sviluppo Economico, hanno inviato alla Commissione Europea il Piano Nazionale della Responsabilità sociale d’impresa 2012-2014.

Il Piano di azione nei mesi scorsi è stato sottoposto a una consultazione pubblica e verrà presentato ufficialmente entro il mese di marzo.

Nelle linee presentate dal Ministero, la finanza deve considerare il denaro soprattutto come un valore prettamente etico e non finalizzato a sé stesso, per questo è necessario, per il Ministero,

Investire eticamente vuol dire tenere conto di principi etici nella scelta degli investimenti. Gli strumenti di cui si avvale la finanza etica sono:

  • il microcredito, ossia il finanziamento a microimprese o comunque a soggetti che non possono fornire garanzie reali (pegni o ipoteche ad esempio);
  • il finanziamento alle iniziative non profit;
  • finanza etica tradizionale, dove l’investitore rinuncia a una parte degli utili per destinarla a scopi sociali;
  • socially responsible investing – SRI –  (per questo aspetto si veda il par. precedente)

Infatti, Il Piano illustra le azioni prioritarie e i progetti volti alla realizzazione della ‘Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-2014 in materia di responsabilità sociale delle imprese’ (COM(2011) 681 definitivo), in linea con la ricerca di un modello alternativo di sviluppo e di uscita dalla crisi economica.

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