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Le modifiche al decreto lavoro alla Camera

 Alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera sono state apportate alcune modifiche alla riforma del lavoro messo a punto dal Governo Monti: dai tempi più lasci per l’incremento delle aliquote previdenziali all’uso della mobilità, quella prima della riforma, fino al 2014.

Le modifiche sono state introdotte a seguito di espresse richieste da parte di Confindustria e del sindacato al fine di rallentare l’applicazione dei punti più incisivi della riforma.

Ampie soddisfazioni dal sindacato tanto che il segretario generale aggiunto Cisl, Giorgio Santini ha osservato che

Il Parlamento, con le modifiche che si rifanno in buona parte alle richieste congiunte dalle parti sociali, conferma come giusto ed efficace l’approccio concertativo, spesso ingiustamente criticato. Sarà ora fondamentale un’attuazione dinamica e condivisa degli aspetti positivi della riforma, per dare un contributo alla crescita dell’occupazione e alla costruzione di un sistema di ammortizzatori sociali inclusivo e strettamente legato alle politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori

L’altra introduzione interessante è la clausola di salvaguardia che consentirà, entro ottobre 2014, una verifica congiunta, tra Governo e parti sociali, per constatare il reale uso del nuovo sistema degli  ammortizzatori sociali, al fine di apportarvi le eventuali modifiche.
Diminuiscono anche i tempi di intervallo tra un contratto ed il successivo per i lavoratori stagionali e l’ampliamento dell’uso dell’apprendistato in somministrazione a tempo indeterminato.

La parte degli ammortizzatori sociali è un tema delicato visto che incide sul mantenimento del nostro welfare e che non ne possiamo farne a meno. Proprio in questo periodo sono stati diffusi gli ultimi dati sulla cassa integrazione: la cassa integrazione si mantiene al 41,08% un incremento di quasi di tre punti rispetto ai primi tre mesi dell’anno.

Non solo, il numero delle ore utilizzate nel primo quadrimestre dell’anno corrente è stato complessivamente di 132,6 milioni, contro un totale di ore autorizzate nello stesso periodo di 322,8 milioni: dati che confermano, ancora una volta, le difficoltà del nostro Paese.

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