ISTAT: cos’è e a cosa serve

 L’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) è un ente pubblico che si occupa di rilevazione e indagini statistiche in vari settori. Nasce nel 1926, con il nome di Istituto Centrale di Statistica, per raccogliere, gestire e organizzare informazioni nazionali.

Nel 1989 con Decreto Legislativo 6 settembre 1989, n. 322 assistiamo alla nascita del SISTAN (Sistema Statistico Nazionale) ente che accoglie al suo interno numerosi entipubblici. In quell’anno l’istituto prende i nome di ISTAT e subisce variazioni rispetto a compiti, attività e organizzazione. Questo importante Istituto, con sede a Roma, ha un’estensione capillare in tutto il territorio nazionale.

L’ISTAT, svolge diversi ruoli chiave a livello nazionale, tra cui: censimenti della popolazione, censimenti nell’area produttiva (industria, agricoltura, ecc.), indagini effettuate secondo campionamento sulle famiglie (stile di vita, consumi, lavoro, salute, tempo libero, ecc.), indagini economiche su larga scala (crisi economica, andamento mercato, ecc).

Assunzioni: raccomandazioni in calo, più spazio a chi merita

 Nel corso del 2009, in materia di assunzioni, le imprese in Italia hanno fatto maggiormente ricorso, per la ricerca di nuove posizioni lavorative, agli intermediari professionali piuttosto che ai cosiddetti “canali interni”, ovverosia alle segnalazioni, alla conoscenza diretta e, diciamolo pure, anche alle classiche ed odiate “raccomandazioni“. In accordo con quanto riporta infatti Unioncamere, in base alle risultanze che sono emerse dal Sistema informativo Excelsior, quindi, lo scorso anno rispetto al 2008 in Italia in materia di assunzioni è stato dato maggior spazio al merito. In ogni caso, i “canali interni” per le assunzioni sono stati utilizzati lo scorso anno da quasi il 50% delle imprese, il 49,7% per l’esattezza; il dato, nello specifico, è in calo di ben quattro punti percentuali rispetto al 2008, ma chiaramente in quasi un caso su due ancora ai fini delle assunzioni non si fa affidamento sugli intermediari professionali che, di norma, sono in grado di poter proporre soggetti con una qualifica non solo idonea, ma anche elevata.

Lavoro dipendente in lieve crescita nella Regione Lombardia

 Lo scorso anno, a causa della crisi finanziaria ed economia, anche nella Regione Lombardia c’è stata una perdita di posti di lavoro, pari a ben 47 mila unità, ma a fronte di un incremento dello 0,2% del lavoro dipendente che, quindi, ha fatto registrare una buona tenuta. E’ questo, in particolare, uno dei dati positivi emersi da “Milano Produttiva”, il consueto Rapporto annuale della Camera di Commercio di Milano che ha fatto il punto sull’andamento dell’economia lombarda nel 2009. Le perdite più ampie, in termini di posti di lavoro, ci sono state lo scorso anno in Lombardia tra i collaboratori con una caduta del 20%, mentre per i lavoratori indipendenti la discesa è stata circoscritta al 4%. Il tutto a fronte di un tasso di disoccupazione che dal 2008 al 2009 in Lombardia è salito di 1,8 punti percentuali attestandosi al 5,7% ma comunque ben al di sotto del tasso di disoccupazione nazionale.

Salari: 2000 euro lordi al mese

 I salari ammontano a poco più di 25.000 euro all’anno , poco meno di 2mila euro lordi al mese. A tanto ammontano le retribuzioni medie dei dipendenti delle imprese private nel 2008 (+1,7% rispetto al 2007).

Questo è uno dei risultati del Rapporto “Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane”, realizzato da Unioncamere insieme a OD&M Consulting, società specializzata in indagini nell’ambito dei sistemi incentivanti e delle politiche retributive, e con il contributo di Gi Group, gruppo italiano nei servizi per il mercato del lavoro, la domanda di lavoro e l’andamento delle retribuzioni.

Lo studio si è posto l’obiettivo di analizzare i vari fenomeni economici e sociali del Paese attraverso  l’esame delle dinamiche dei settori economici e delle differenze a livello territoriale e sull’occupazione  dipendente in Italia. In particolare il rapporto ha posto in evidenza il fenomeno della domanda di lavoro espressa dalle imprese e le retribuzioni offerte per profilo professionale.

Lavoro industria: in difficoltà le imprese più piccole

 Nel settore industriale, nei primi nove mesi del 2009, l’occupazione nel comparto ha fatto registrare una contrazione del 2,9%, e le previsioni sul trimestre corrente, il quarto del 2009, rivelano allo stesso modo una dinamica discendente a -0,7%. A rilevarlo è Unioncamere in accordo con l’ultimissima indagine congiunturale sull’andamento delle piccole e medie imprese italiane, ovverosia quelle con un numero di dipendenti compresi tra uno e cinquecento. I dati consolidati dei primi nove mesi di quest’anno, unitamente a quelli previsionali sul quarto trimestre, porterebbero in Italia la contrazione dell’occupazione nell‘industria, su base annua, al 3,4%, il che significa la perdita secca di ben 140 mila posti di lavoro. A livello settoriale, la caduta più ampia dei livelli occupazionali, guardando ai primi nove mesi di quest’anno, si registra nel settore della moda, dove l’occupazione è scesa del 4,5% sia a causa della contrazione dei consumi, sia a seguito dei fenomeni di concorrenza sleale che con la crisi economica hanno ulteriormente contribuito a penalizzare il fatturato complessivo del comparto.