Previsioni occupazione nel settore pubblico fino al 2026

Bisogna assolutamente approfondire in quale direzione stiamo andando quando parliamo di previsioni sull’occupazione nel settore pubblico, fino al 2026. Il settore pubblico è un importante motore dell’economia italiana, con un’occupazione pari a circa il 14% del totale. Negli ultimi anni, l’occupazione nel settore pubblico è rimasta sostanzialmente stabile, con un leggero aumento nel 2022.

occupazione nel settore pubblico

Decreto Sviluppo: 20 mila docenti tagliati fuori

 La tenuta dell’attuale maggioranza di Governo è sostanzialmente a rischio dopo i risultati delle elezioni amministrative 2011, ed ancor di più dopo l’esito del referendum, letto da buona parte dei partiti dell’opposizione come un chiaro messaggio al Premier ed al suo Governo di centrodestra. Poi domenica scorsa, da Pontida, c’ha pensato il leader della Lega Nord Umberto Bossi a gettare benzina sul fuoco con tutta una serie di richieste, a nome del popolo del partito del Carroccio, che dovranno essere esaudite in tempi brevi. E così, per il Decreto Sviluppo, la cui approvazione è attesa nelle prossime ore, il Governo ha deciso di puntare sulla carta della fiducia, ma nello stesso tempo ha tagliato fuori dal maxi-emendamento la bellezza di 20 mila docenti già abilitati, o prossimi all’abilitazione che, in particolare, saranno esclusi dalle graduatorie.

Il distacco per il dipendente pubblico

L’Inpdap, attraverso la sua nota del 20 settembre 2010 n. 15, ha fornito alcune precisazioni sulle nuove disposizioni in materia di legislazione applicabile ai lavoratori pubblici che si spostano all’interno dell’Unione Europea.

L’ente previdenziale ha ribadito il principio generale dell’unicità della legislazione applicabile.

Infatti, secondo i criteri generali, per la determinazione della legislazione da applicare si stabilisce che il pubblico dipendente è soggetto alla legislazione dello Stato al quale appartiene l’amministrazione da cui dipende, così come il lavoratore subordinato o autonomo.

Lavoro autonomo: ecco quanto guadagnano i professionisti

 Come se la passano ai tempi della crisi i contribuenti con partita Iva, ed in particolare quelli soggetti agli studi di settore? Ebbene, al riguardo il dipartimento delle Finanze ha pubblicato online sul proprio sito Internet i dati relativi al periodo di imposta 2008, ovverosia quelli presentati da lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e liberi professionisti lo scorso anno. Come al solito i dati, essendo frutto di una media dei redditi dichiarati, possono far storcere il naso a chi le tasse le paga alla fonte, ovverosia ai lavoratori dipendenti che pagano le tasse per quel che guadagnano e non in base a quanto si dichiara. Ecco allora come un antiquario dichiari in media poco più di 10 mila euro, mentre un parrucchiere in media non supera i 12 mila euro. Con 14.500 euro, i tassisti guadagnano in media 1200 euro al mese, ovverosia 40 euro al giorno che corrispondono, tanto per fissare le idee, a poco meno del costo per una corsa in taxi da Roma all’aeroporto di Fiumicino.

Il nuovo trattamento di “buonuscita” per i pubblici dipendenti

Altre novità in arrivo per il pubblico impiego. La manovra finanziaria del 2010, Decreto Legge 31 maggio 2010 n. 78, ha introdotto, grazie all’articolo 12, un nuovo calcolo per il trattamento dell’indennità di buonuscita o di fine servizio, a seconda di come lo si voglia chiamare. Infatti, la manovra stabilisce che, partire dal 1° gennaio 2011, il trattamento di fine servizio verrà calcolato secondo le regole stabilite dall’articolo 2120 codice civile.

In sostanza, il trattamento, secondo quanto stabilisce il codice civile, si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari, e comunque non superiore, all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5.

Pensioni 2010, le donne del pubblico impiego

 Dal 1° gennaio 2010 per le donne del pubblico impiego si cambia registro. I requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione saranno adeguati in base alla speranza di vita secondo gli accertamenti condotti dall’ISTAT e dall’Eurostat.

Da quest’anno per ottenere la pensione di vecchia occorre dimostrare di aver compiuto 61 anni d’età. Questo è il primo passo della riforma della materia previdenziale per il personale del pubblico impiego. Nel 2018 il nuovo sistema sarà a regime con il requisito dei 65 anni.

L’innalzamento sarà graduale: un anno ogni due.

Contratto pubblico impiego: tanti i lavoratori precari da stabilizzare

 Prima del Natale un folta delegazione del Sindacato della Cgil ha incontrato Renato Brunetta, Ministro della Pubblica Amministrazione, in merito al rinnovo dei contratti di lavoro nel pubblico impiego. Al riguardo, la Finanziaria 2010 non aiuta visto che, come sottolineato dal Segretario Generale, Guglielmo Epifani, del rinnovo dei contratti se ne parla ma a conti fatti manca la cosa più importante, ovverosia i soldi. Il Sindacato da un lato sottolinea come in una fase congiunturale difficile come quella attuale ci siano tanti precari da sistemare, ma come nello stesso tempo per i rinnovi contrattuali il Governo stia solo programmando un calendario di adempimenti senza mettere le risorse, ragion per cui la strada appare tutta in salita. Di conseguenza, il Segretario Epifani non vede come la situazione al riguardo si possa sloccare visto che manca proprio da parte del Governo al riguardo un impegno fondamentale, rappresentato dall’atto finalizzato a disporre lo stanziamento per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.

Pubblico impiego: sciopero generale FP Cgil per rinnovo contratto

 Venerdì 11 dicembre i lavoratori del pubblico impiego incroceranno le braccia e scenderanno in piazza per manifestare sul rinnovo del contratto, per il quale, in base allo sciopero generale proclamato dalla Funzione Pubblica Cgil, si chiede un adeguamento tale da garantire e preservare la capacità d’acquisto dei lavoratori. La decisione della FP Cgil di scendere in piazza, senza tra l’altro, “aspettare” la Cisl e la Uil, è anche legata alla richiesta di stabilizzazione dei lavoratori precari, per i quali viene chiesta l’inclusione nel contratto di lavoro nazionale. Al riguardo, secondo Carlo Podda, segretario generale Funzione Pubblica Cgil Nazionale, il Governo non ha dato risposte adeguate sul rinnovo del contratto del pubblico impiego, e visto che il tempo è scaduto è arrivata puntuale ed inesorabile la decisione del Sindacato di scendere in piazza.

Licenziamento per i dipendenti pubblici

 Iniziamo da questo articolo un breve esame del nuovo decreto Brunetta. Infatti, sul Supplemento Ordinario  n. 197 della Gazzetta Ufficiale n. 254 del 31.10.09 risulta pubblicato il Decreto  Legislativo n.150 del 27 ottobre  2009, che concretizza gli effetti della delega n. 15 del 4.3.09 in materia   di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione.

Il decreto entrerà in vigore dal 15 novembre 2009.

Il primo passo fondamentale della riforma Brunetta sarà il nuovo sistema disciplinare dei dipendenti pubblici.

Dalla metà di novembre le regole stabilite dalla contrattazione collettiva saranno sostituite dalle nuove norme che prevedono nuove sanzioni ben più pesanti rispetto al passato. Infatti, secondo quanto stabilisce l’articolo 55, ferma la disciplina in tema di licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo e salve ulteriori ipotesi previste dal contratto collettivo, si applica comunque la sanzione disciplinare del licenziamento nei seguenti casi:

  • falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente, ovvero giustificazione dell’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa o che attesta falsamente uno stato di malattia;
  • assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni ovvero mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata, entro il termine fissato dall’amministrazione;
  • ingiustificato rifiuto del trasferimento disposto dall’amministrazione per motivate esigenze di servizio;
  • falsità documentali o dichiarative commesse ai fini o in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro ovvero di progressioni di carriera;
  • reiterazione nell’ambiente di lavoro di gravi condotte aggressive o moleste o minacciose o ingiuriose o comunque lesive dell’onore e della dignità personale altrui;
  • condanna penale definitiva, in relazione alla quale è prevista l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ovvero l’estinzione, comunque denominata, del rapporto di lavoro.

Riforma Brunetta: cosa cambia per il lavoro pubblico

 Per il personale del pubblico impiego, e per i dirigenti, è arrivato tempo di confrontarsi sia con i meriti, sia soprattutto con i demeriti; il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato, in linea con le attese la “Riforma Brunetta“, fortemente voluta dal Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione al fine di dare avvio ad una vera e propria “rivoluzione” nella PA. Il principio fondamentale su cui si fonda la “Riforma Brunetta” è quello della trasparenza; le Amministrazioni, in merito, dovranno adottare un piano triennale e dovranno aprirsi ai “controlli” sia interni, sia esterni, anche al cittadino.

Con la Riforma decadono inoltre gli incentivi a pioggia, visto che vengono introdotti gli incentivi economici, e quelli di carriera, solamente per i lavoratori più capaci e meritevoli; non a caso, per ogni Amministrazione solamente il 25% dei dipendenti potrà beneficiare del trattamento accessorio nella sua misura massima, e ci saranno di conseguenza in ogni Amministrazione dei lavoratori pubblici che non prenderanno alcun incentivo.