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Donne e lavoro: “Pari o dispare”, Authority contro le discriminazioni

 Nel nostro Paese lavora meno di una donna su due, spesso non per scelta, ma perché in Italia, anche nel terzo millennio, si registrano discriminazioni, differenze e disparità di trattamento nell’ambito lavorativo. In particolare, escludendo Malta, l’Italia è fanalino di coda nell’Europa a 27 Paesi in quanto a tasso di occupazione “in rosa”. Solo il 47% delle donne è infatti occupata, il che significa, come dichiarato dall’economista Fiorella Kostoris, che siamo ben lontani da quel tasso di occupazione del 60% fissato proprio per quest’anno dall’Agenda di Lisbona. Di conseguenza, nel nostro Paese in materia di tutela delle donne e di monitoraggio contro la discriminazione e le disparità, è nato “Pari o dispare”, una sorta di “Antitrust” delle Pari Opportunità il cui Presidente è proprio l’economista Fiorella Kostoris, e che vuole porsi come un organismo indipendente con l’obiettivo di andare a colmare in Italia un vuoto visto che non c’è a livello pubblico un’agenzia di questo tipo.

“Pari o dispare”, nato dall’iniziativa di un gruppo di 70 donne, ha anche un Presidente onorario, Emma Bonino, vice presidente del Senato, la quale nel corso della presentazione del Comitato ha messo in evidenza proprio il fatto che nel nostro Paese si nasce pari se si è uomini, e “dispare” se si è donne. Il vice presidente del Senato, al riguardo, ha sottolineato come la disparità e le discriminazioni nei confronti della donna, oltre che frutto di meccanismi legati a cattive tradizioni e meccanismi culturali che tutti conosciamo, sia oramai anche una questione politica. In passato, non a caso, anche in ambito parlamentare si è parlato di “quote rosa“, così come ai piani alti di enti e società pubbliche la presenza delle donne è ridotta al lumicino.

E non solo i ruoli di responsabilità nel settore pubblico vedono le donne presenti in percentuali molto basse, ma anche nel settore privato le cose non vanno poi tanto meglio. Ad esempio, basta andare a leggere i componenti dei consigli di amministrazione delle più importanti società italiane quotate in Borsa. Vedrete come in molti CdA le donne siano assenti!

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