Donne e lavoro: “Pari o dispare”, Authority contro le discriminazioni

 Nel nostro Paese lavora meno di una donna su due, spesso non per scelta, ma perché in Italia, anche nel terzo millennio, si registrano discriminazioni, differenze e disparità di trattamento nell’ambito lavorativo. In particolare, escludendo Malta, l’Italia è fanalino di coda nell’Europa a 27 Paesi in quanto a tasso di occupazione “in rosa”. Solo il 47% delle donne è infatti occupata, il che significa, come dichiarato dall’economista Fiorella Kostoris, che siamo ben lontani da quel tasso di occupazione del 60% fissato proprio per quest’anno dall’Agenda di Lisbona. Di conseguenza, nel nostro Paese in materia di tutela delle donne e di monitoraggio contro la discriminazione e le disparità, è nato “Pari o dispare”, una sorta di “Antitrust” delle Pari Opportunità il cui Presidente è proprio l’economista Fiorella Kostoris, e che vuole porsi come un organismo indipendente con l’obiettivo di andare a colmare in Italia un vuoto visto che non c’è a livello pubblico un’agenzia di questo tipo.

Donne: discriminate sul posto di lavoro?

Secondo voi esistono dei lavori che potremmo definire “tipicamente femminili“? Forse sì. Sono stati compiuti numerosi studi e ricerche. Noi vi vogliamo parlare in particolare di una ricerca compiuta da Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione dei Lavoratori).

Lo studio comincia prendendo in esame due diverse ipotesi. La prima, che si riferisce alla cosiddetta crowding hypothesis (ed è stata coniata da Bergmann nel 1974) afferma che sarebbero gli stessi datori di lavoro ad escludere le donne da particolari professioni , quelle maschili. Questo porta ad un affollamento delle donne lavoratrici in altre occupazioni, chiamate occupazioni femminili. L’offerta di forza lavoro femminile verso queste occupazioni aumenta con la spiacevole conseguenza della diminuzione dei salari.