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Dobbiamo fare i conti con la “Tassa Etica” per alcuni lavori online

L’Agenzia delle Entrate ha recentemente chiarito che anche i contribuenti in regime forfettario sono soggetti al pagamento della cosiddetta “Tassa Etica” (o “Pornotax“), un prelievo aggiuntivo del 25% sui ricavi derivanti dalla produzione di materiale pornografico. Questa precisazione è giunta in risposta a un interpello (richiesta di interpretazione formale) presentato da un contribuente lo scorso 4 novembre e risulta particolarmente rilevante per chi fattura attraverso piattaforme come Onlyfans.

Tassa Etica

Focalizziamo l’attenzione sulla nuova “Tassa Etica”

L’Agenzia ha specificato che se le attività esercitate rientrano in quelle individuate dalla legge (produzione, distribuzione, vendita e rappresentazione di materiale pornografico o di incitamento alla violenza), l’obbligo di versamento sussiste, poiché la normativa vigente non esclude espressamente i contribuenti in regime forfettario.

La valutazione sull’applicabilità del tributo, tuttavia, avverrà caso per caso. Il contribuente che ha presentato l’interpello ha contestato questa interpretazione, sollevando il dubbio di una lacuna normativa. Ha argomentato che la norma istitutiva della tassa fa riferimento generico a imprese e professionisti, senza distinzioni chiare tra i diversi regimi fiscali. Inoltre, ha evidenziato che la risoluzione che ha istituito i codici tributo si riferisce unicamente ai contribuenti soggetti a IRPEF e IRES, escludendo implicitamente i regimi agevolati come quello dei minimi e, per analogia, quello forfettario.

Nonostante le contestazioni, l’Agenzia delle Entrate ha ribadito che il forfettario, pur essendo un regime fiscale agevolato che prevede un’imposta sostitutiva, non gode dell’esclusione dalla Tassa Etica. Questo perché tale imposta sostitutiva non include tra quelle sostituite il prelievo aggiuntivo del 25%. Resta, però, un importante dubbio interpretativo che il documento dell’Agenzia non risolve: la definizione di “pornografico”. La tassa colpisce le opere con “immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti”.

Alcuni operatori si interrogano se la pubblicazione di contenuti che non rientrano in questa definizione stretta, come ad esempio foto di piedi su Onlyfans, possa comunque ricadere nella fattispecie soggetta a tassazione. Non è chiaro a chi spetterà il compito di dirimere questa ambiguità. La “Pornotax” fu concepita originariamente nel 2002 per iniziativa dell’allora deputato Vittorio Emanuele Falsitta.

La sua introduzione non fu semplice, e dopo un iniziale ritiro della proposta, fu reintrodotta in seguito. Oggi, la tassa continua a sollevare critiche politiche. Esponenti di Azione, come la vicepresidente Giulia Pastorella e il senatore Marco Lombardo, hanno espresso l’opinione che tassare in misura maggiore lavoratori che svolgono un’attività ritenuta “immorale, seppure legale, non ha nulla di etico”.

Per questo motivo, hanno proposto la sua cancellazione nell’ambito della corrente legge di bilancio. Vedremo se ci saranno cambiamenti a riguardo, ma al momento questa tassa non risulta essere del tutto chiara.

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