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Le vertenza dell’estate

Le ferie sono finalmente arrivate ed è anche il momento per fare il punto della situazione a proposito del diverse vertenze che sono ancora aperte e dove migliaia di lavoratori chiedono certezze per il loro futuro.

I casi sono davvero moltissimi, ma è opportuno soffermarci sulla vicenda Fiat di Termini Imerese o quello dell’Irisbus.

Per la Fiat di Termini Imerese si attende per il mese di settembre un nuovo incontro insieme alla pressante richiesta alla  casa torinese di non abbandonare il contesto produttivo locale. In effetti, per il segretario generale della Cisl di Palermo, Mimmo Milazzo, è necessario intervenire con precisi impegni

Da parte di tutti è necessario un impegno mirato piuttosto a far in modo che Fiat non lasci il territorio termitano il 31 dicembre prossimo se entro quella data le nuove attività che mantengano e sviluppino il polo automobilistico non saranno state già avviate

Per Milazzo è necessario accelerare l’insediamento delle aziende interessate all’area e occorre anche reperire subito i 200 milioni di euro dai fondi Fas necessari a completare il finanziamento da 350 milioni della Regione siciliana.

Nulla ancora da segnalare per la vertenza Irisbus. Il ministero dello Sviluppo economico ha deciso di riconvocare il tavolo il prossimo 31 agosto.

Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni

Il Governo deve farsi carico della vicenda Irisbus, attivandosi per rilanciare il trasporto pubblico locale”. Abbiamo posto la questione Irisbus con forza al governo. La Cisl dà il suo pieno sostegno ai lavoratori. Si potrà uscire da questa situazione soltanto se governo nazionale e regionale collaboreranno tra di loro, ciascuno assumendosi le proprie responsabilità ed attivandosi concretamente su come e dove reperire i fondi necessari al rilancio dell’azienda

Intanto prosegue il presidio dello stabilimento e dare vita ad ogni ulteriore forma di lotta per costringere Fiat, il governo e il Parlamento ad assumersi le rispettive responsabilità tanto che, da parte delle rappresentanze sindacali, il ministro Paolo Romani è stato accusato di

non avere uno straccio di idee sulle politiche industriali che ha consentito alla Fiat di chiudere tre stabilimenti nel Mezzogiorno

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