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Lavoratori Termini Imerese: Ugl, “no alla chiusura”

 Il Sindacato Ugl nei giorni scorsi ha ribadito la propria contrarietà alla chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, per il semplice fatto che il ridimensionamento o la chiusura di impianti al Sud significa in pratica avviare un processo di desertificazione di intere comunità locali. Questa è, in sintesi, la posizione di Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, in merito al piano di Fiat che, a fronte di un incremento della produzione di nuove auto ha deciso che Termini Imerese è uno stabilimento da chiudere. L’Ugl, pur tuttavia, ritiene che il piano industriale di Fiat sia insoddisfacente, e come debbano essere tutelati tutti gli stabilimenti del Sud specie se si considera che, in ogni caso, Fiat ha beneficiato di incentivi sotto forma di credito di imposta. Giovanni Centrella, segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, ha tra l’altro messo in evidenza come allo scenario di chiusura per lo stabilimento di Termini Imerese si aggiungano sia le incertezze sul futuro di Pomigliano d’Arco, sia la scarsa attenzione nei confronti dell’indotto.

L’Ugl, inoltre, boccia anche l’eventuale arrivo di produttori stranieri a Termini Imerese, in quanto ci sarebbe un allungamento dei tempi che in questo momento di grandi difficoltà, secondo quanto messo in evidenza dal segretario Polverini, i lavoratori di certo non si possono permettere. Quello appena trascorso, quindi, è stato un Natale di grande incertezza per gli operai di Termini Imerese, per i quali, tra l’altro, è scattata la cassa integrazione che proseguirà fino al 6 gennaio 2010, ma che poi sarà ripristinata dal 25 al 30 gennaio 2010.

Intanto, per lunedì prossimo, 28 dicembre 2009, i Sindacati e Rappresentanze Sindacali Unitarie (Rsu) dovrebbero riunirsi per individuare le strategie da attuale per poi sottoporle all’Assemblea dei lavoratori. Giuseppe Lumia, Senatore del Partito Democratico, ha tra l’altro messo in evidenza come la Fiat sia l’unica casa automobilista che abbia deciso di chiudere uno stabilimento nel proprio Paese, e questo nonostante solo pochi mesi fa i vertici dell’azienda giudicassero quello di Termini come un sito dove costruire nuovi modelli e dove far crescere l’occupazione.

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