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Trovare lavoro: studiare troppo non serve

 Studiare troppo non serve a trovare un posto di lavoro. A sostenerlo sono gli stessi disoccupati italiani, il 43 per cento dei quali indica la propria formazione come eccessiva rispetto alle proposte di lavoro che sono state formulate negli ultimi tempi. Solamente 8 disoccupati su 100 affermano inoltre di aver ricevuto un’offerta di lavoro negli ultimi 30 giorni. Questi i risultati di una recente indagine compiuta dall’Isfol, sulla quale si è soffermato il magazine Mio Job.

Secondo quanto ricordato dall’autore del focus, Federico Pace, quanto sopra non sarebbe nient’altro che “uno dei tanti paradossi del mercato del lavoro italiano. Chi è in cerca di un impiego, lo sa. Avere un titolo di studi, rischia di essere un ingombro. Un ostacolo che si frappone tra i disoccupati italiani e il posto in azienda. Nonostante l’Italia sia, tra le principali economie europee, quella con la più bassa percentuale di laureati negli organici aziendali”.

Al 43 per cento di disoccupati che sostengono che la propria formazione sarebbe inutilmente eccessiva, si affianca inoltre un ulteriore elemento statistico, forse ancor più grave. “Dei tanti senza lavoro (3 milioni a gennaio 2013), negli ultimi 30 giorni, solo l’8 per per cento ha ricevuto una proposta di impiego e il 44 per cento di loro l’ha accettata, una percentuale questa maggiore di 4 punti percentuali rispetto quella di tre anni fa” – ricorda infatti Pace, per poi ricordare come – “Lo scenario in cui si inseriscono questi dati, dicono gli autori dell’indagine, è caratterizzato da un generale processo di flessibilizzazione dell’occupazione e dall’uso improprio di alcune forme contrattuali. Un mercato, con poche offerte disponibili, spesso di bassa qualità, in cui la gran parte delle persone, per orientarsi e arrivare all’agognato posto, è costretto ancora a ricorrere ai canali informali, primo fra tutti quello della  spintarella”.

 Insomma, il contesto lavorativo italiano continua a contraddistinguersi, con tinte più fosche, delle solite, vecchie e inidonee determinanti: stipendi bassi, poche esperienze, lavori atipici e, soprattutto, posti sempre meno fissi. “Nello scenario del mercato del lavoro italiano così il posto a tempo indeterminato continua a diminuire di rilevanza. Le persone che hanno perso una occupazione stabile, scrivono gli autori dell’indagine: “sono state nel periodo 2010-2011 circa 2,2 milioni, mentre quelle che hanno visto stabilizzata la loro occupazione sono quasi 2 milioni: la metà erano già occupati ma atipici mentre gli altri provengono dalla disoccupazione o dall’inattività” – concludeva Pace.

Qui la possibilità di consultare, direttamente sul sito Mio Job, gli approfondimenti su come trovare lavoro mediante i canali “giusti”, e i principali ostacoli che occorre superare.

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