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CISL, per la ripresa industriale servono risposte forti

La CISL ha presentato il suo ottavo Rapporto Industria e, secondo le attente valutazioni della centrale sindacale, i dati emersi confermano per il nostro Paese una ripresa lenta tanto che dal leader della Cisl Raffele Bonanni e Luigi Sbarra, segretario confederale responsabile del dipartimento Industria, hanno posto in evidenza che in termini tendenziali nel 2010 la produzione del settore industriale, comprese le costruzioni, è cresciuta del 6,4%, recuperando solo parzialmente la caduta del 18,9 % registrata nel 2009, preceduta dal calo del 3,4 % nel 2008.

Lo studio della Cisl ha ribadito che, sino all’inizio del 2011, l’attività produttiva ha recuperato circa l’11% rispetto al minimo ciclico del marzo 2009: un dato che conferma che all’inizio del 2011 il livello di produzione è ancora al di sotto di circa il 19%.

Sul fronte occupazionale si registrano 507.800 i posti di lavoro persi e circa 260 mila persone coinvolte negli ammortizzatori sociali, di cui circa 174 mila con prospettive occupazionali incerte, cioè, in altre parole, a rischio.

Per la Cisl di Raffaele Bonanni occorre dare risposte precise con interventi mirati

C’è stato un timido rilancio produttivo, ma non siamo riusciti a colmare la voragine che ha prodotto 500 mila disoccupati e messo 200 mila in cig. Il sistema industriale non riesce a essere governato. C’è una incapacità del governo. Proprio da qui occorre ripartire e su questo è necessario aprire una discussione forte e immediata anche in Parlamento

Per il massimo responsabile della Cisl

L’unico modo è dare forza al mercato interno e applicare soluzioni forti per dare sostegno ad una produzione che non riesce a crescere ad oggi la situazione è abbastanza statica, salvo una piccola ripresa che ha riguardato l’export

Dello stesso avviso anche Luigi Sbarra

In questi anni abbiamo lavorato per non lasciare soli i lavoratori ma ancora manca un progetto credibile di politica industriale

Per la seconda organizzazione sindacale italiana occorre reagire definendo una nuova politica industriale, favorire una cultura di impresa e favorire gli investimenti privati nel settore.

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