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Contratti a termine, nuove regole per il rinnovo

 La riforma del lavoro cambia il contratto a termine e il suo utilizzo (commi da 9 a 13 Legge n. 92/2012 in vigore dal 18 luglio).

Importanti le modifiche apportate al Decreto Legislativo n. 36 del 2001, che regola la materia del contratto a tempo determinato. La riforma ha rafforzato la lotta al rinnovo dei contratti a termine tra le stesse parti nei rapporti di lavoro, ma nel contempo ha liberalizzato l’utilizzo del primo contratto a termine tra datore di lavoro e lavoratore escludendo le motivazioni giustificative del termine per i primi contratti fino a 12 mesi.

In base alle nuove regole per il rinnovo dei contratti a termine, l’intervallo di tempo tra un contratto a termine scaduto e l’altro da rinnovare, dal 18 luglio 2012 in poi, dovrà essere di 90 giorni, se il contratto a termine scaduto era superiore a 6 mesi oppure di 60 giorni se la durata del contratto era inferiore a 6 mesi. Prima della riforma del lavorogli stessi intervalli erano rispettivamente di 20 e di 10 giorni.

Di conseguenza le imprese dovranno aspettare 2 o 3 mesi per rinnovare un contratto al lavoratore, mentre il lavoratore dovrà rimanere in questi mesi senza contratto e senza stipendio, in attesa del rinnovo. Tuttavia le imprese potranno ovviare alle complicazioni del rinnovo di un contratto a termine scaduto stipulando un primo contratto a termine con un nuovo lavoratore, visto che, come abbiamo anticipato, possono stipularlo senza motivazioni giustificative.

Ma per il lavoratore la situazione è più complicata. Infatti, prima della riforma del lavoro le motivazioni giustificative, se non opportunamente dettagliate, potevano rendere nullo il termine apposto nel contratto e trasformare il contratto a termine in un contratto a tempo indeterminato. Ma questa nuova tipologia di contratto a termine non comporta questo rischio per le imprese, anzi le incoraggia all’utilizzo del contratto a termine acausale.

E così la legge da un lato favorirà le assunzioni di nuovi lavoratori, ma dall’altro lato renderà più aspro il contenzioso tra i datori di lavoro ed i lavoratori che non si vedono rinnovato il contratto a termine scaduto e non sanno se impugnare il contratto a termine scaduto o no, soprattutto se le motivazioni giustificative presentano delle carenze o altri vizi nel contratto.

CHIARIMENTI
I pro e i contro della riforma. Prima della riforma, si faceva un utilizzo elusivo del contratto a termine, che veniva rinnovato continuamente tra le parti fino ai 36 mesi totali. Infatti, poiché il contratto a tempo indeterminato diventava contratto a termine oltre i 36 mesi, alcuni lavoratori avevano contratti a termine sempre con lo stesso datore di lavoro. Con la nuova legge sui rinnovi, la riforma ha voluto eliminare proprio questo utilizzo elusivo e abusato del contratto a termine. Tuttavia, il contratto a termine e il contratto a progetto sono le tipologie più utilizzate tra i contratti diversi dal contratto a tempo indeterminato e la riforma potrebbe produrre perdite di posti di lavoro e contenziosi vari, per i quali ci sono nuove modalità di azione stragiudiziale e giudiziale, tra le quali i termini per l’impugnazione del contratto a termine, di cui parleremo in seguito.

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