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Federalismo fiscale e la posizione del sindacato

L’Irpef, l’imposta diretta che assieme all’Iva sarà il secondo pilastro delle entrate regionali, a decorrere dall’anno 2012 l’addizionale regionale sarà rideterminata in modo tale da assicurare al complesso delle Regioni a statuto ordinario entrate corrispondenti ai trasferimenti statali soppressi.

Ciascuna Regione a statuto ordinario può, con propria legge, aumentare o diminuire l’aliquota regionale all’Irpef di base; comunque l’eventuale maggiorazione non può superare lo 0,5 per cento fino al 2013, l’1,1 per cento per il 2014 e il 2,1 per cento a decorrere dal 2015, ma queste due ultime non possono essere applicate a lavoratori dipendenti e pensionati con reddito annuo non superiore a 28 mila euro.

Il sindacato non sembra convinto sul federalismo fiscale tanto che il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni, durante il convegno sul tema Federalismo e regionalismo, non risparmia critiche.

In particolare, la CISL è fortemente critica sulla proposta del ministro Calderoli che concederebbe ai comuni mano libera sul fisco municipale, ovvero consentirebbe lo sblocco delle addizionali Irpef con il conseguente aumento del carico fiscale per i pensionati e i lavoratori dipendenti.

Infatti, secondo Raffale Bonanni

Siamo contrari a dare mano libera ai Comuni, così il conto lo pagano sempre gli stessi, lavoratori e pensionati, cioè quelli che hanno la ritenuta alla fonte

Secondo la Cisl è necessario spostare la visione: dal prelievo dai redditi ai consumi.

Per il numero uno della CISL con l’aumento dell’Iva, escludendo però i beni di prima necessità,  si assicurerebbe maggiore equità perché

non c’è federalismo se non c’è riequilibrio fiscale

La Cisl auspica una ridefinizione, ovvero una maggiore presenza sul fronte dell’evasione fiscale da arrivare a stanare gli evasori non colpendo, senza scrupoli, i soliti tartassati.

Il ministro Tremonti, da parte sua, promette la riforma fiscale e difende le ragioni del federalismo fiscale.

Le regioni del Sud, da parte loro, temono un maggiore inasprimento e tagli ulteriori, in modo particolare, per il settore sanitario.

In effetti, su questa importante materia non esiste ancora un accordo, non è ancora chiaro la definizione dei costi standard e dei livello essenziali delle prestazioni.

Anche il presidente della regione Abruzzo, Giovanni Chiodi, è apertamente perplesso sul federalismo fiscale e non crede che il primo effetto di questa riforma determini un abbassamento delle tasse.

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