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Inail, il Rapporto 2010 della regione Piemonte

Secondo il rapporto annuale Inail relativo all’anno 2010  della regione Piemonte le denunce di infortunio sono calate del 3,6% anche se i  lavoratori che hanno perso la vita sono stati 75, 19 in più rispetto ai 12 mesi precedenti.

Dal rapporto presentato nel corso del convegno “Inail, polo della salute e sicurezza: come cambia la tutela del lavoro in Piemonte” se ne ricava che una buona percentuale delle vittime sono cittadini stranieri.

In termini assoluti gli infortuni denunciati sono stati pari a 60.014, un calo del 3.6% rispetto all’anno precedente.

Il 40% degli infortuni denunciati sono accaduti nel terziario mentre il 53% dei casi mortali è avvenuto nell’industria e nelle costruzioni. Nell’ambiente di lavoro è avvenuto l’81% degli infortuni denunciati nel 2010, mentre un 7% circa di eventi causati da incidenti stradali occorsi a lavoratori intenti alle proprie mansioni. Il rapporto pone anche in evidenza che il 12% è rappresentato dagli infortuni in itinere, cioè quelli occorsi sul percorso casa-lavoro e viceversa.

L’Inail ha anche tracciato il profilo di un infortunato tipo, si tratta di un uomo (sono infatti uomini il 65% degli infortunati) di nazionalità italiana (come l’85% delle vittime di infortuni) e residente in provincia di Torino (zona dove si sono registrati il 48% dei casi).

La ricerca ha anche posto in evidenza che risultano anche in aumento gli infortuni che coinvolgono le lavoratrici: alle lavoratrici, che sono circa il 45% degli occupati, si sono viste attribuiote circa il 35% degli infortuni denunciati, che si riducono a poco meno del 10% di quelli mortali. Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri, invece, hanno ripreso a crescere dopo la battuta di arresto registrata nel 2009, quando forse la manodopera straniera ha subito – prima e più duramente di quella nazionale – gli effetti della crisi economica.

Nel 2010 il 15% del totale degli infortuni denunciati, il 23% di tutti i casi mortali, hanno coinvolto lavoratori stranieri, segno che la loro occupazione è tuttora concentrata nei settori più rischiosi dal punto di vista infortunistico, come quelli industriali o le costruzioni.

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