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Lavoro precario, solo il 18% delle assunzioni è a tempo indeterminato

Il 18% delle nuove assunzioni sono a tempo indeterminato. La restante quota – che come intuibile costituisce altresì la stragrande maggioranza – è invece relativa ad altre forme contrattuali maggiormente precarie. Una fotografia, quella scattata dal Dipartimento Politiche Attive del Lavoro della Cigl, piuttosto emblematica, dove a regnare sono i contratti di lavoro che non permettono una rapida stabilizzazione del neo-lavoratore, con tutto ciò che ne può conseguire in termini di influenza sulla propria vita personale e finanziaria.

Un dato, inoltre, che va a integrarsi in maniera piuttosto netta con l’altra fotografia scattata da Italia Oggi (e documentata sul nostro sito appena poche ore fa), nella quale si evidenzia come nel nostro Paese esistano ben 46 differenti forme contrattuali tra rapporti di lavoro dipendente e subordinato, rapporti di lavoro parasubordinati, rapporti di lavoro “speciali”, e rapporti di lavoro autonomi (con o senza partita IVA).

Ebbene, alla luce di questa intricata schiera di forme contrattuali, emerge che la forma più ambita (quella a tempo indeterminato) sta cadendo lentamente in disuso, probabilmente a causa esclusiva (o per lo meno preponderante) della volontà delle imprese di adottare forme di lavoro più flessibili, con maggiori possibilità di poter porre fine al rapporto di lavoro dipendente, senza subirne eccessivi pregiudizi.

Di contro, se è pur vero che forme di lavoro maggiormente flessibili possono costituire la fortuna delle piccole e medie imprese da una parte, e attrarre altresì capitali stranieri dall’altra, è anche verso che il mondo del precariato dimostra di potersi caratterizzare oggi giorno di aspetti quasi totalmente negativi. Basti domandare ai giovani privi di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, che si trovino dinanzi alla necessità di ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa. Una netta semplificazione delle forme contrattuali, con predisposizione di idonei ammortizzatori sociali, sembra essere la soluzione di uscita dai problemi giuridici e occupazionali.

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