Home » Le aspettative dei lavoratori italiani nel 2025: studio sulle preferenze

Le aspettative dei lavoratori italiani nel 2025: studio sulle preferenze

Una ricerca condotta all’inizio di giugno da BIG (Business Intelligence Group), e presentata presso la sede di Grenke Italia, ha fatto luce sulle principali aspettative dei lavoratori italiani, rivelando un panorama in evoluzione. L’indagine, basata su un campione diversificato per generazione, genere, livello professionale e distribuzione geografica (1.001 rispondenti), evidenzia come le priorità non si limitino più alla sola sfera economica, ma abbraccino una visione più ampia e centrata sulla persona.

aspettative dei lavoratori italiani

Focus sulle aspettative dei lavoratori italiani in questo periodo

Il dato più significativo riguarda le soddisfazioni economiche, considerate il fattore più rilevante dal 97% degli intervistati. Tuttavia, il significato attribuito alla retribuzione varia sensibilmente tra le generazioni: per i boomers (99,5%) rappresenta sicurezza e status, mentre per la generazione Z (91,4%) è uno strumento abilitante, non un fine ultimo. Altrettanto importanti sono lo sviluppo professionale (92,1%) e una cultura aziendale in cui rispecchiarsi (92,1%).

Per i boomers (93,3%) lo sviluppo professionale si traduce in percorsi chiari di crescita, mentre sulla cultura aziendale si notano differenze generazionali: se i boomers (94,1%), la generazione X e i millennials privilegiano il clima organizzativo, la generazione Z mostra una maggiore attenzione verso diversità, inclusione e stile di leadership, indicando una visione più valoriale e orientata all’equità.

Un’altra variabile cruciale è la flessibilità oraria, richiesta dal 91,2% del campione, con un picco del 95% tra la generazione Z, sintomo della loro esigenza di autonomia. Parallelamente, il work-life balance è considerato fondamentale dall’89,4% degli intervistati, con valori ancora più elevati tra le donne (91,1%) e i millennials (92,4%).

Per le generazioni più giovani, l’equilibrio tra vita privata e professionale supera persino l’importanza della carriera. Lo smart working, considerato importante dal 63,1% del totale, mostra marcate differenze anagrafiche: è imprescindibile per il 76,8% della generazione Z, contro il 53,2% dei boomers. I C-Level, invece, guardano con una certa preoccupazione (47,7%) agli impatti collaborativi del lavoro da remoto. Gli esperti intervenuti al confronto hanno sottolineato la necessità per le aziende di adattarsi a questo nuovo scenario.

Fabiana Carioli, HR Director di Grenke, evidenzia come “pagare il giusto” vada oltre la semplice retribuzione economica, includendo un sistema di valore complessivo con riconoscimento, welfare e formazione continua. La giustizia retributiva, per lei, significa comprendere e valorizzare le esigenze delle persone, promuovendo un reale equilibrio tra vita professionale e personale.

Filippo Poletti, giornalista ed esperto di lavoro, concorda sul fatto che la retribuzione non sia più sufficiente per conquistare la fiducia dei lavoratori. La pandemia ha accelerato un cambiamento già in atto, superando i paradigmi tradizionali basati su gerarchie rigide. Infine, Gianni Bientinesi, CEO di BIG, ribadisce che il lavoro sta diventando un luogo in cui le persone cercano coerenza tra vita privata e professionale. Le imprese che sapranno cogliere questi segnali avranno un vantaggio competitivo duraturo.

Lascia un commento