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Produttività e precarietà, i problemi del Paese

Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha sottolineato, in una lezione alla facoltà di Economia dell’università di Ancona, il grave problema della produttività in Italia.

In effetti, secondo il governatore, l’Italia registra un basso livello di crescita del prodotto per abitante: secondo i dati diffusi da Mario Draghi siamo passati dall’aumento annuo del 3.4% negli anni sessanta, per passare poi al 2,5% negli anni ottanta per poi assestarsi negli anni novanta ad un 1.4%.

Valori per nulla in linea di un paese industrializzato, tanto da ribadire che esiste un problema generale del Paese.

Il passaggio più interessante e importanti dell’intervento si registra quando il governatore della Banca d’Italia ha osservato che

Talvolta viene notato come questi andamenti siano medie di un Nord allineato al resto d’Europa e di un Centro-Sud in ritardo. Ma così non è […] senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari si hanno effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità

L’Istat, in particolare, pone in evidenza che nel nostro Paese rimane diffusa l’occupazione irregolare stimata in circa il 12% del totale dell’unità di lavoro.

Secondo l’Istituto statistico sono oltre 2,5 milioni i lavoratori precari italiani, in forte calo a causa della crisi economica.

I dati i dipendenti a tempo determinato in media annua (2.153.000) con i collaboratori (396.000).

Secondo l’osservazione dell’autorevole esponente della Banca d’Italia, Mario Draghi, è necessario porre in essere meccanismi di stabilizzazione al fine di migliorare la produttività poiché i precari rappresentano l’anello debole in azienda e quindi quelli che hanno scontato di più il calo delle commesse e delle vendite della crisi economica perdendo per primi il lavoro.

I dati Istat mettono in evidenza un problema vero: i lavoratori atipici hanno rappresentato il 63% della caduta occupazionale tra il 2008 e il 2009 con un calo complessivo di 240.000 unità (erano quindi oltre 2.750.000 nel 2008). I dipendenti a termine sono passati tra il 2008 e il 2009 da 2.323.000 a 2.153.000 (-7,3%) mentre i collaboratori sono scesi del 15% perdendo 70.000 unità.

Nel secondo trimestre 2010 si è registrata una leggera ripresa dei contratti a termine con una media per il trimestre di 2,2 milioni di persone.

I dati non tengono conto del lavoro sommerso calcolato dall’Istat per il 2009 nel 12,2% delle unità di lavoro complessive per un esercito di altri 2,9 milioni di persone.

Il segretario generale della CGIL si è affrettato a commentare le parole di Draghi: stabilizzare i rapporti di lavoro precari e regolarizzare l’occupazione, ecco, secondo Susanna Camusso, i temi centrali per ridare futuro ai giovani e per rilanciare la produttività del paese favorendone così la ripresa.

Non c’è futuro senza i giovani.

Il segretario generale della CGIL propone una manifestazione nazionale il prossimo 27 novembre per sottolineare che il futuro deve essere dei giovani e del lavoro.

Infatti, per Camusso il futuro dei giovani passa dal lavoro e i primi temi da affrontare sono proprio quelli della stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari e della regolarizzazione dell’occupazione.

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