La comunicazione dell’assenza via e-mail

 La Corte di Cassazione si esprime a proposito del licenziamento per assenza ingiustificata a seguito della comunicazione delle ferie per e-mail. La Suprema corte, con la sentenza n. 7863 dello scorso 18 maggio 2012, ha affermato l’illegittimità del licenziamento, avvenuto per giusta causa (assenza ingiustificata dal lavoro), di un dipendente che aveva richiesto di assentarsi con una comunicazione, fatta ai suoi responsabili, tramite posta elettronica (e-mail). Ciò in quanto, a detta della Suprema Corte, la comunicazione rientrava nella prassi aziendale per la richiesta di ferie e così, come per il passato, l’assenza di risposta poteva essere intesa come silenzio assenso, così com’era accaduto in precedenza.

Cassazione, commette reato il dirigente che protegge l’assenteista

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35344 del 29 settembre 2011, ha stabilito che il dirigente che protegge, in forma diretta o indiretta, l’assenteista si rende colpevole di truffa aggravata, ossia il dipendente, a fronte di falsa attestazione, deve essere richiamato disciplinarmente per sanzionare ogni comportamento ritenuto illecito.

In effetti, per la Corte di Cassazione il dirigente preposto, e gerarchicamente suo diretto superiore, concorre nel reato con condotta commissiva.

La Suprema Corte ha così ribadito che il dirigente responsabile, e a nulla valgono scuse sul mancato controllo condotto da parte dell’ufficio risorse umane, ha il dovere di intervenire per esercitare quello che viene chiamato “controllo sociale”.

Fumi solo se timbri, decisione del sindaco di Firenze

 Ora anche la sinistra ha il suo Brunetta: contro i fannulloni, e per giunta anche fumatori, il sindaco di Firenze ha deciso di correre ai ripari imponendo la fruizione della pausa lavoro in momenti fuori dalla regolare attività retribuita.

In realtà, la decisione di Renzi sembra un po’ frutto di una buona dose di demagogia; in effetti, secondo quanto pubblicato su affaritaliani.libero.it

In un momento in cui ci sono cassaintegrati che crescono e giovani senza lavoro il compito dei dipendenti pubblici è quello di cercare di dare il buon esempio. Se viene chiesto a chi vuole stare 20 minuti fuori a fumare una sigaretta o a prendere un caffè di timbrare in uscita e in entrata il badge, mi sembra un principio di buonsenso e sacrosanto. In tutti aziende private è così, sarà così anche al Comune di Firenze

Il lavoro ripartito o job sharing

Il lavoro ripartito chiamato anche job sharing è uno speciale contratto di lavoro mediante il quale due lavoratori assumono in solido l’adempimento di una unica e identica obbligazione lavorativa (art. 41 comma 1 del Decreto Legislativo 276/2003).

Indubbiamente si tratta di una forma di lavoro che ha diversi vantaggi per i lavoratori che possono ad esempio gestirsi il tempo libero in maniera migliore riuscendo in questo modo a dedicarsi anche ad altro (come ad esempio alla famiglia o qualche hobby particolare). Vantaggi anche per l’azienda che con il ricorso al job sharing dovrebbe vedere diminuire l’assenteismo.