Il licenziamento per negligenza

 È licenziabile il lavoratore negligente? La risposta è senz’altro affermativa a patto che la sua negligenza, che devo però essere dimostrata, non deve essere episodica ma essere continuativa nel tempo.

Infatti, la Corte di Cassazione, sentenza n. 3525/2013, si è espressa inun caso di questo tipo pronunciando l’illegittimità del licenziamento di un lavoratore nel caso di episodi isolati di negligenza, qualora tale condotta sia stata precedentemente sanzionata con una multa ed in assenza delle ipotesi previste dal CCNL che motivano il licenziamento con preavviso.

Il ruolo dei soci lavoratori nella cooperativa

 Interessante interpello presentato dall’Associazione Generale Cooperative italiane, della Confcooperative e della Legacoop, in merito alla possibilità che il regolamento interno, approvato dall’assemblea di una cooperativa ex art. 6, L. n. 142/2001, contempli l’istituto della sospensione del rapporto di lavoro con i soci lavoratori.

Contratto a tempo determinato: risarcimenti legittimi. Tutela lavoratore

 La Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale si sono espresse sul risarcimento al lavoratore se il contratto a tempo determinato viene convertito in indeterminato per illegittima apposizione del termine. Si ricorda, per l’occasione, che lo scopo dei contratti a tempo determinato dovrebbe essere quello di facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani e il reintegro di chi ha perduto il lavoro.

Licenziamento per assenza ingiustificata

 Non è possibile licenziare un dipendente in presenza di assenza ingiustificata purché questa sia di breve durata e non se ne ravvisi un inadempimento di grave entità.

Infatti, la Corte di Cassazione, attraverso la sentenza n. 3179 dello scorso 11 febbraio 2013 ha ritenuto illegittimo il licenziamento del dipendente accusato di essersi allontanato per un breve periodo, quantificato pari a tre ore ovvero dalle ore 8,49 alle 11,24 , senza dare una giustificazione, dal luogo di lavoro.

La posizione della Corte di Cassazione sul tempo tuta

 La Corte di Cassazione si è pronunciata diverse volte sul tema assumendo posizioni che possono divergere tra loro anche se occorre tenere in considerazione la particolarità della prestazione richiesta.

Ricordiamo che per che per tempo tuta si intende il periodo necessario per svolgere le operazioni di vestizione e svestizione di abbigliamenti lavorativi appositamente predisposti e, al fine di conoscere la sua possibile retribuzione, occorre verificare se lo stesso rientri nella definizione di orario di lavoro o se sia, invece, riconducibile agli obblighi di diligenza, così come sono previsti dall’articolo 2104 del nostro codice civile.

Il licenziamento per giustificato motivo, un nuovo pronunciamento della Cassazione

 La Corte di Cassazione, attraverso la sentenza n. 7 dello scorso 2 gennaio 2013, ha affermato l’illegittimità del licenziamento per giustificato motivo oggettivo dove alla base del quale c’è il rifiuto del lavoratore di trasferirsi in un’altra società del gruppo, con meno di 15 dipendenti, senza specificare che la mancata accettazione avrebbe comportato il suo allontanamento e senza che l’azienda provvedesse a verificare la possibilità di adibire il dipendente ad altre mansioni.

Dalla Cassazione parere su licenziamento per inidoneità

 La Corte di cassazione si è espressa, attraverso la sentenza n. 23330 del 18 dicembre 2012, sull’inidoneità di un lavoratore e sul suo conseguente licenziamento.

Infatti, la Suprema Corte ha affermato che, deve essere reintegrato il lavoratore licenziato perché affetto da un disturbo d’ansia se non si dimostra la sua totale inidoneità allo svolgimento delle mansioni: più specificatamente, il datore di lavoro ha l’obbligo di provare l’impossibilità di una ricollocazione del medico.

Indennità disoccupazione Inps in caso di dimissioni

 Il lavoratore ha diritto all’indennità di disoccupazione ordinaria, agricola e non agricola e, dal 2013, all’Assicurazione sociale per l’impiego ASPI o Mini-Aspi in caso di dimissioni per giusta causa. Per i lavoratori che perdono il lavoro l’ordinamento previdenziale prevede un trattamento economico sostitutivo della retribuzione, erogato dall’Inps.

Dalla Cassazione chiarimenti sulla decorrenza dell’indennità di maternità

 La Corte di Cassazione, attraverso la sentenza n. 21509 del 30 novembre 2012, ha chiarito, anche grazie ad un ricorso al fine di vedersi riconoscere l’indennità di maternità per i periodi di astensione obbligatoria e facoltativa relativi al parto avvenuto il 6 dicembre 1994, oltre a chiedere la condanna del l’Inps al pagamento di tale prestazione, che qualora la lavoratrice intervenga facendo valere il proprio diritto ai ratei, l’INPS è tenuto al pagamento dell’indennità per tutto il periodo di maternità, considerando che il diritto della madre si prescrive solo in caso di mancata attivazione del procedimento amministrativo.