Che tipo di lavoro vorreste

 Qualche tempo fa abbiamo lanciato un sondaggio dal titolo “Che tipo di lavoro vorreste”; tra le varie ozpioni quella che fino a questo momento risulta essere la più votata è quella del “posto fisso– statale”. Personalmente resto dell’idea che senza conoscenze (e quindi la tanto auspicata meritocrazia almeno in questo settore  sia ancora una vera e propria chimera) sia praticamente impossibile riuscire ad entrare in un ente di tipo statale. Ovviamente non voglio di certo generalizzare ma esprimere un’opinione; mi auguro davvero che ancora ci sia chi decida di assumere solo per merito e non per altre motivazioni.

Il perché si voglia (o quanto meno si desideri) un posto fisso è abbastanza semplice: posto fisso – contratto a tempo indeterminato (ma sarà sempre così poi?)- stabilità economica- serenità. Purtroppo però la realtà raramente corrisponde a quanto appena detto.

Riforma Brunetta: cosa cambia per il lavoro pubblico

 Per il personale del pubblico impiego, e per i dirigenti, è arrivato tempo di confrontarsi sia con i meriti, sia soprattutto con i demeriti; il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato, in linea con le attese la “Riforma Brunetta“, fortemente voluta dal Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione al fine di dare avvio ad una vera e propria “rivoluzione” nella PA. Il principio fondamentale su cui si fonda la “Riforma Brunetta” è quello della trasparenza; le Amministrazioni, in merito, dovranno adottare un piano triennale e dovranno aprirsi ai “controlli” sia interni, sia esterni, anche al cittadino.

Con la Riforma decadono inoltre gli incentivi a pioggia, visto che vengono introdotti gli incentivi economici, e quelli di carriera, solamente per i lavoratori più capaci e meritevoli; non a caso, per ogni Amministrazione solamente il 25% dei dipendenti potrà beneficiare del trattamento accessorio nella sua misura massima, e ci saranno di conseguenza in ogni Amministrazione dei lavoratori pubblici che non prenderanno alcun incentivo.

Raccomandazioni? No grazie

Secondo voi per riuscire ad ottenere un lavoro occorre sempre la cosiddetta “spintarella”? Stando a quanto contenuto in un articolo di Repubblica (che riporta i dati di un sondaggio effettuato da infojobs) sembrerebbe di no. Infatti, solo il 4% degli italiani ammette di aver ricevuto un aiuto da parte di qualcun altro per ottenere una certa posizione lavorativa. “Stranamente” però la percentuale cresce, fino ad arrivare all’82%, quando si tratta di dire se si è conosciuto qualcuno che ha trovato lavoro solo grazie a garanzie di altre persone (ovviamente siamo un popolo di gran chiacchieroni).