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CISL-CGIL: due linee divergenti, ritorna la stagione di Ladispoli

Conquiste del Lavoro, quotidiano a carattere sindacale della CISL, ha posto l’accento sull’ultimo Consiglio Generale del secondo sindacato italiano, riunito a Roma il 16 luglio 2010, che al termine della Conferenza Nazionale sulla concertazione territoriale e sulla contrattazione decentrata, ha approvato l’intervento conclusivo del segretario generale Raffaele Bonanni e ne ha assunto le Linee guida.

Da diversi esponenti questo Consiglio Generale assume la stessa valenza di quello di Ladispoli tanto che lo stesso quotidiano, parlando della svolta all’hotel Ergife di Roma, ha chiamato l’evento della capitale come la “Ladispoli 2” come la naturale continuità con la proposta lanciata dal consiglio generale del ’53 di un nuovo sistema salariale legato alla produttività ed attento alle compatibilità economiche, fondato sul principio del decentramento contrattuale.

In effetti, nel consiglio Generale della CISL di Ladispoli dell’11-13 febbraio 1953 si stabilì una linea di contenimento delle rivendicazioni salariali e nello stesso tempo l’opportunità, e date certe situazioni aziendali, la necessità di favorire con ogni sforzo l’aumento costante del rendimento delle combinazioni produttive aziendali, ossia l’aumento della produttività aziendale.

Si torna ad accentuare la netta separazione tra CGIL e CISL, ovvero la posizione del sindacalismo politico da quello democratico.

Il segretario confederale Annamaria Furlan ha sottolineato che il nuovo modello contrattuale è basato sulla responsabilità e sulla partecipazione:

Un modello che rappresenta l’unico vero atto riformatore del Paese ed ha consentito anche nella crisi di mettere al centro le tutele ed il reddito dei lavoratori, passando dalla contrattazione come mero scambio alla contrattazione di progetto e di sistema.

Sicuramente la Ladispoli-2 va bene con la nuova linea del governo in fatto di partecipazione del lavoratori all’impresa.

Allora, però, la stagione di Ladispoli, e con esso il sindacalismo democratico, fallì per due punti fondamentali. Da una parte le associazioni dei datori di lavoro si mostrarono scettici e ostili in fatto di politiche di produttività miranti a coinvolgere il sindacato e, dall’altro, alla evidente posizione del governo che intendeva delimitare il diritto di sciopero ed ad annullarlo per i pubblici dipendenti.

Vedremo fino a che punto si evolverà questa nuova stagione della CISL e quali compromessi dovranno accettare i lavoratori.

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