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Decreto lavoro, le novità sui contratti a termine

Una flessibilità che cresce nell’impiego dei contratti a tempo determinato. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente di tutti quei tipi di contratti che si caratterizzano per avere una durata che va da 12 fino a 24 mesi, incluse ovviamente le proroghe ed eventuali rinnovi. Si tratta di uno degli aspetti più importanti introdotti in riferimento ai contratti a termine d parte del nuovo decreto del lavoro che ha ricevuto l’ok dal Consiglio dei Ministri il primo giorno di questo mese.

Nel nuovo decreto del lavoro che ha ricevuto approvazione lo scorso primo maggio, ecco che il governo della premier Giorgia Meloni ha introdotte delle regole che si riferiscono ai contratti a termine. All’interno del decreto è stato sottolineato come i vari rapporti di lavoro a termine che presentano una durata fino a 12 mesi, non avranno bisogno della richiesta di indicazioni di causali, quindi delle diverse motivazioni per cui si fa riferimento a questo tipo di contratto.

È stato mantenuto in vigore il limite, che era già stato inserito all’interno del vecchio decreto Dignità, dei contratti con durata 24 mesi, ma è previsto ora l’inserimento necessario delle causali. In caso contrario, se non indicate le causali, ecco che si verifica lo scatto all’assunzione a tempo indeterminato.

Grazie al nuovo decreto lavoro, quindi, è stato previsto un cambiamento a livello di causali che si possono introdurre. All’interno del decreto Dignità, che ha ricevuto approvazione cinque anni fa, le causali erano state inserite solo ed esclusivamente per delle necessità oggettive e temporanee, che non avevano legami con l’ordinaria attività, ma anche per necessità legate ad aumenti temporanei, importanti e che non si possono programmare.

È stata direttamente la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, ovvero Marina Calderone, a spiegare come questa novità va a rimuovere le causali che erano particolarmente complicate da applicare ed attuare e avevano, purtroppo, caratteristiche tali da portare spesso alla necessità di creare un contenzioso. Come si può facilmente intuire, non tutti sono d’accordo con queste novità introdotte in riferimento al mercato del lavoro. L’incremento nell’uso dei contratti a termine, infatti, per tanti equivale un importante rischio legato all’incremento della precarietà. I contratti a termine, con questa novità, potranno avere una durata maggiore rispetto ad un anno, ma tale tempistica non dovrà mai andare oltre i 24 mesi, non solo a livello nazionale, ma anche dal punto di vista aziendale. L’obiettivo del Governo è quello di garantire un utilizzo maggiormente flessibile dei contratti a termine, senza però scendere a compromessi rispetto alle direttive europee in materia.

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