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Lavoratore formato e licenziato

Ti formo, ti insegno, tu impari e poi ti licenzio: quando si parla di mondo del lavoro in Italia molto spesso si ha a che vedere con questa – paradossale – situazione. Si tratta di un fenomeno molto più diffuso di quel che si crede e che coinvolge in particolar modo i giovani che dopo aver faticosamente trovato un posto di lavoro vengono mandati a casa senza un giusto motivo.

 

Proprio così: in un modo in cui le aziende per poter emergere nel settore nel quale sono inserite dovrebbero puntare alla qualità ed avere dipendenti specializzati e conoscitori del processo produttivo che li circonda, preferiscono, dopo aver formato i dipendenti spedirli direttamente al mittente (a casa) e ricominciare da zero con un nuovo malcapitato consapevole del fatto che la sua presenza all’interno dell’impresa ha “i mesi contati”. Un comportamento – questo delle aziende – che non fa altro che alimentare sfiducia e pessimismo nei lavoratori che si sentono presi in giro.

Il punto è che le aziende godono di agevolazioni fiscali fino a quando il lavoratore è in età di apprendistato; dopo diventa “un peso” il più delle volte insostenibile per l’impresa che si vede costretta a cercare qualcuno più giovane cui spiegare di nuovo tutto. Un processo che di questo passo durerà all’infinito a meno che alle aziende non vengano forniti gli strumenti giusti per far lavorare anche chi è esperto ma non più in età da apprendistato.

La pressione fiscale deve diminuire altrimenti diventeremo la “Repubblica fondata sugli apprendisti super formati e licenziati”.

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