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Il nuovo Eldorado, il ruolo delle multinazionali italiane nel Guandong

La Cina è in continua crescita economica e le aziende italiane non intendono certamente rinunciare a questa nuova opportunità: enorme disponibilità di manodopera con l’assenza totale di qualsiasi sindacato che sia in grado, e che soprattutto voglia, di tutelare i lavoratori.

Già altre aziende hanno deciso di sfruttare questo nuovo Eldorado: basti pensare alla Foxconn Technology Group, con sede a Taiwan, leader globale nei componenti elettronici per notebook e computer, cellulari e smartphone, fotocamere, videogiochi e lettori mp3.

La Foxconn Technology Group propone i suoi prodotti alle maggiori società occidentali di alta tecnologia.

In questi giorni l’Iscos e Fim-Cisl con la partecipazione dell’Ico, un istituto indipendente cinese, hanno mostrato i risultati di una indagine sulle condizioni di lavoro nelle dieci principali imprese transnazionali metalmeccaniche a casa madre italiana che hanno siti produttivi in Guangdong (la regione più industrializzata della Cina e con la più alta incidenza di suicidi).

Ricordiamo che molte aziende occidentali presenti in Cina hanno codici di condotta che, almeno stando a quanto hanno scritto e firmato, dovrebbero renderle responsabili socialmente anche per quello che accade nella catena dei fornitori.

Ci riferiamo a Dell, Ericsson, HP, Microsoft, Nintendo, Nokia o Apple.

Il sindacato in Cina non rappresenta i lavoratori perché le strutture sindacali non sono nate su iniziativa dei lavoratori e i dirigenti sindacali non sono eletti dagli iscritti. In molte imprese il datore di lavoro esercita un pieno controllo sul sindacato.

In questa realtà, come pone in evidenza lo studio, le condizioni di lavoro delle imprese a casa madre italiana non sono dissimili dalla situazione presente nel resto dell’industria in Guangdong.

Il salario medio è di circa 1.147 yuan (sotto al minimo vitale) e gli orari di lavoro oscillano intorno alle 72 ore settimanali, gli straordinari sono obbligatori e la disciplina è ferrea.

Lo studio pone in evidenza, ad esempio, che presso la Cogne Steel Products i contratti di lavoro sono stipulati solo per un anno.

Al contrario, l’orario di lavoro, sempre alla Cogne Steel Products, si articola, negli uffici, su 40 ore settimanali, mentre nel settore produzione il lavoro viene svolto su 2 turni dalle 8.00 alle 20.00 e dalle 20.00 alle 8.00 (11 ore di lavoro + 1 ora pausa mensa x 5 giorni = 55 ore settimanali), oltre agli straordinari obbligatori nei fine settimana. Nei picchi di lavoro non è garantito il riposo settimanale.

Dopo gli scioperi dei mesi scorsi il Governo della Provincia ha definito due proposte di legge su Norme sulla gestione democratica delle imprese del Guangdong e Norme sulla contrattazione collettiva.

Per la pressione esercitata dalle imprese transnazionali che hanno siti produttivi in questa provincia della Cina, le proposte di legge non saranno portate in discussione e in approvazione nel breve termine.

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