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Ripresa sì, ripresa no: per l’occupazione c’è speranza?

Si parla da mesi di ripresa, ma l’occupazione continua a calare. Allora c’è qualcosa che  non va. E’ il caso di credere che l’economia possa ritornare a muoversi, oppure siamo nel pieno della recessione? Negli ultimi quattro mesi, intanto la manifattura dell’Eurozona pare essere rimasta sugli stessi livelli negativi e come ha rivelato Rob Dobson, direttore, senior economist di Markit Economics, le analisi di settore non rivelano dati troppo positivi. L’istituto riguarda una società indipendente con sede nel Regno Unito. La stessa è nota soprattutto per la realizzazione del Pmi, Purchasing Manager Index, il barometro reale dell’economia. Si studiano nello specifico le aziende più influenti al mondo e si valutano cifre e cambiamenti. Ancora una volta, la certezza che le imprese non riescano a recuperare non è confortante e, come confermano i dati raccolti, non sarà facile per la manifattura farsi notare riguardo alla crescita del PIl dell’Unione.

La possibilità di salvezza è in ogni caso affidata direttamente al direttore degli acquisti, la cui figura è fondamentale per tutta la struttura. E’ compito suo richiedere le materie prime migliori valutando la richiesta dei consumatori e agire di conseguenza di fronte ad un calo delle vendite. Deve un po’ anticipare i tempi ed evitare crisi monitorando ogni aspetto. Deve, dunque, tenere d’occhio la produzione, gli ordini, i livelli di magazzino, l’occupazione e i prezzi nel settore manifatturiero, edilizio, delle vendite al dettaglio e terziario.

La domanda di mercato adesso è debole, quindi il problema è che nei prossimi mesi sarà difficile vedere qualche spiraglio se la moneta non circola nel modo giusto. Il problema è più o meno comune alle varie nazioni dell’Eurozona, tuttavia ci sono anche delle reali differenze. La ripresa pure se lenta si nota in luoghi come Irlanda, Paesi Bassi e Spagna. Diversa è la situazione in Italia, Grecia, Francia e Austria. Neppure la Germania riesce più a distinguersi in tal senso.

Tutto questo, non solo nello Stivale, sta portando ad un taglio dei costi ed aumento della competitività, più a favore della disoccupazione che ai nuovi impieghi.

La domanda è: il peggio deve ancora venire? La strada è quella e il rischio non si può ora scongiurare del tutto. La richiesta è scarsa, la crescita economica lenta e i clienti si scoraggiano ed evitano ogni spesa.

 

 

 

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