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Studio IRES CGIL sul mercato del lavoro immigrato in questo periodo di crisi

 L’IRES, Istituto di ricerca della CGIL sul mercato del lavoro, ha deciso di mettere in evidenza alcuni risultati di una recente ricerca sociale intitolata come “Il mercato del lavoro immigrato negli anni della crisi” ed è basato sui dati Istat del secondo trimestre 2012.

In una nota emessa dal Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica e il Presidente  della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni

L’indagine dimostra, in modo inequivocabile, come alla continua crescita del numero di lavoratori e lavoratrici migranti e al loro fondamentale contributo all’economia italiana, si accompagna un continuo peggioramento delle condizioni di lavoro che si sommano alle condizioni di svantaggio già esistenti. Fra cui il permanere di un grande bacino di lavoro nero e irregolare che la recente sanatoria non ha sostanzialmente intaccato

Leggendo l’estratto si comprende che al primo semestre 2012 la quota del lavoro immigrato sul totale è pari al 10% circa e si concentra soprattutto in alcuni settori, quali servizi collettivi e alla persona con una quota pari al 37%, le costruzioni con un 19,2%, il settore agricolo al 13%, il turismo al 15,8% e i trasporti al 11,7%.

Non solo, le quote risultano cresciute nell’ultimo quinquennio specialmente in Agricoltura e nei Trasporti dove il dato è quasi raddoppiato e nei Servizi alla persona (in cui c’è la crescita maggiore in termini di valore assoluto).

Oltre un terzo degli occupati immigrati svolge una professione non qualificata e circa il 60% è impiegato in una microimpresa (contro il 34% degli italiani), con tutto ciò che questo comporta in termini di nati-mortalità delle imprese, di rischio licenziamento, di accesso agli ammortizzatori sociali e di possibilità di sindacalizzazione. Il lavoro immigrato accede al lavoro per il 64% attraverso la rete informale di parenti o amici (contro il 31% degli italiani).

Al contempo, lo studio denuncia anche la crescita del tasso di disoccupazione, che supera il 14%; l’aumento della cassa integrazione pur essendo la maggioranza di questi lavoratori impiegati in piccole imprese.

Per i dirigenti sindacali della CGIL

tutto ciò conferma, oltre alla crisi, una situazione inaccettabile per i diritti di queste persone e un conseguente meccanismo di dumping e ricattabilità verso tutti i lavoratori, contro cui la CGIL si batte e verso il quale le politiche del governo sono inesistenti. Iniziative e proposte che sono parte della mobilitazione della CGIL per un lavoro dignitoso e per il Piano per il lavoro

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