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La tassa di soggiorno come quella sul macinato, dalla CGIL aspre critiche

La CGIL lo ha promesso da diverso tempo. Mentre è entrato da poco in vigore la tassa per il rilascio ed il rinnovo dei permessi di soggiorno che va da 80 a 200 euro, la  CGIL e l’INCA bollano la norma come ingiusta perché, a loro parere, le fonti di finanziamento alle politiche migratorie e di integrazione vanno trovate “sulla regolarizzazione di chi non lo è e sull’emersione del lavoro nero.

Il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, insieme al presidente dell’INCA, Morena Piccinini, puntualizza il ruolo del sindacato

Faremo ricorso contro un ingiusto provvedimento che, nonostante le promesse da parte del governo, arriverà a costare ingiustamente fino a 200 euro

Per la maggiore centrale sindacale italiana il governo si è defilato rispetto ad un suo preciso impegno preso alcune settimane scorse. Infatti, il governo si era impegnato, all’inizio dell’anno, ad avviare una valutazione sul contributo previsto per gli immigrati in modo da arrivare ad esenzioni e riduzioni per le categorie più povere ed i nuclei familiari più numerosi, ma il tavolo composto da tecnici del ministero dell’Interno e dell’Economia per verificarne la possibilità non è arrivato ad un accordo dando così il via all’attuazione del decreto Maroni-Tremonti.

Oggi, se un immigrato volesse fare domanda per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno per una durata compresa tra tre mesi ed un anno dovrà versare 80 euro, quota che sale a 200 euro per il permesso di soggiornante di lungo periodo.  A questa cifra vanno poi aggiunte 27.50 euro per le spese del documento elettronico.

Per il sindacato guidato da Susanna Camusso

La norma è ingiusta sia perché, oltre a violare la legge, incide sugli stranieri che già contribuiscono con il loro lavoro alle finanze dello Stato sia perché si addebitano loro i costi di una politica delle espulsioni che è sempre meno coerente con i movimenti migratori in atto

Non solo, per la CGIL e l’INCA le risorse finanziarie per le politiche migratorie vanno trovate sulla regolarizzazione di chi non lo è e sull’emersione del lavoro nero non introducendo un nuovo balzello.

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