Lavoro e professioni: ecco quelle in via di estinzione

 I tempi cambiano, molto rapidamente, e di conseguenza un imprenditore o un professionista deve avere sempre l’occhio che guarda avanti, altrimenti si rischia di uscire dal mercato quasi senza accorgersene. Ne sanno qualcosa in Italia i cosiddetti mestieri dal sapore antico, ovverosia lavori e professioni che prima avevano mercato e che ora invece molto spesso vengono esercitati solo per passione. Al riguardo la Camera di Commercio di Monza e Brianza, avvalendosi dei dati del Lab-MIM e del Registro delle Imprese, ha effettuato attraverso il proprio Ufficio Studi un’elaborazione da cui è emerso come ci siano alcune professioni che sono letteralmente in via di estinzione. E’ il caso degli ombrellai visto che in tutta Italia ce ne sono oramai solamente otto così distribuiti: 3 nella Regione Friuli Venezia Giulia, 2 nella Regione Lombardia, 2 in Veneto ed appena 1 in Sicilia. Per rimanere in attività, immancabilmente, questi otto ombrellai che “resistono” hanno chiaramente dovuto reinventare il proprio business molto spesso anche allargandolo.

Inps, aggiornate le prestazioni per malattia, maternità e tubercolosi

Il maggiore Istituto previdenziale del settore privato ha comunicato, con la circolare n. 69 del 20 aprile 2011, i nuovi importi giornalieri sulla cui base andranno determinate le prestazioni economiche di malattia, di maternità e di tubercolosi riferiti all’anno 2011.

Le categorie di lavoratori coinvolti in questa circolare sono i lavoratori soci degli organismi cooperativi di cui al D.P.R. 602/1970, articolo 4, lavoratori agricoli a tempo determinato, compartecipanti familiari e piccoli coloni, lavoratori italiani operanti all’estero in Paesi extracomunitari, lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (solo maternità), lavoratrici autonome quali commercianti, artigiane, CD-CM e imprenditrici agricole professionali (solo maternità).

Le donne gestiscono le imprese con maggiore prudenza degli uomini

A quanto pare le donne sarebbero molto più prudenti degli uomini quando si parla di gestione delle imprese, almeno in Gran Breatagna. A dirlo sono i risultati raccolti da SimplyBusiness, un sito comparativo specializzato britannico: mentre meno di un quarto delle imprenditrici (23%) ha dovuto dichiarare fallimento il 34% degli imprenditori ha visto naufragare i propri affari.

Perchè questa differenza? Il 50% degli imprenditori si dichiara aggressivo e pronto a correre dei rischi mentre solamente il 29% delle donne imprenditrici si dichiara pronta a giocare d’azzardo.

Imprenditoria femminile: 40 mila nuove imprese

 All’interno di Gazzetta del Lavoro ci siamo già occupati di donne e impresa. Torniamo a farlo perchè sembrano essere proprio le donne a risollevare l’economia italiana. Come? Con la nascita, in 6 mesi, di 40 mila nuove imprese.

Le imprese in rosa costituire circa il 30% del totale delle nuove aziende individuali che hanno aperto principalmente in Lombardia (12,8%), Campania (10,2%) Piemonte (8,7%) e Lazio (8,7%). Tuttavia il contributo femminile più forte nelle imprese risulta essere in Molise dove le imprese individuali femminili sono il 34,2% delle imprese individuali.

Purtroppo essere mamma e imprenditrice non è semplice. Secondo la Camera di commercio brianzola dopo la nascita del primo figlio, il 10,1% delle donne lombarde ha smesso di lavorare, il 25,8% ha chiesto il part-time e solo il 52,2% ha continuato a lavorare a tempo pieno.

Italia: imprenditoria sempre più al femminile

Sembra incredibile visti i tempi che corrono ma nel corso del 2008 sono nate più di 5000 imprese tutte al femminile. Un dato che non può di certo passare inosservato. Infatti, se da una parte ci troviamo di fronte ad alcune imprese immobili, quasi “stagnanti”, dall’altra parte abbiamo un intero universo costellato di giovani imprenditrici che decidono di investire tempo e soldi in qualcosa in cui credono veramente. Le regioni dove si registra il boom sono: Lazio, Lombardia e Campania.  La forma societaria maggiormente utilizzata è quella della ditta individuale. Le aziende femminili sono cresciute grazie anche al boom di imprese di immigrate che decidono di restare nel nostro paese e di dare un aiuto concreto alla nostra economia. Sono proprio queste notizie positive di cui vorremmo sentire parlare.