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CGIL, il cambio della guardia

La maggiore organizzazione sindacale italiana ha deciso di eleggere il suo nuovo segretario confederale: Susanna Camuso sostituisce Guglielmo Epifani al vertice della CGIL.

Il Comitato Direttivo, con un voto quasi plebiscitario, pone per la prima volta una donna al vertice del sindacato.

Il lavoro del nuovo segretario generale della CGIL è sicuramente pieno di incertezze e tensioni con le maggiori centrali sindacali. Sul tavolo di lavoro è presente lo strappo con Cisl e Uil apertosi dopo l’accordo separato sul nuovo modello contrattuale e su una visione divergente delle relazioni sindacali.

La neo-eletta ha subito precisato che

La divisione sindacale diventa un deficit di risultati per i lavoratori. Penso che non abbiamo memoria di un periodo così buio nelle relazioni tra i sindacati. Ci stiamo interrogando su come riprendere il filo nella convinzione che abbiamo di riprendere il filo

La priorità del nuovo segretario CGIL è la ripresa del dialogo tra le parti senza per questo sminuire le differenze che sì sono tante ma  non sono tali da impedire una visione comune.

Il segretario uscente, Guglielmo Epifani, consegna alla neo-eletta un bilancio dell’organizzazione sindacale in perfetta salute con ben sei milioni di iscritti ma posta ai margini delle relazioni sindacali dalle imprese e dal governo.

Non solo, la neo-eletta dovrà anche riesaminare i nodi aperti dalla vertenza Fiat e dalla intese separate su Pomigliano D’Arco e sulle deroghe al contratto nazionale dei metalmeccanici: su questo piano dovrà ricucire i contrasti con la Fiom per rendere più incisiva la presenza della confederazione.

L’obiettivo di Susanna Camusso è anche quello di tentare di aprire una nuova fase tra governo e parti sociali sui temi della crisi economica, diritti e fisco.

Diversi i commenti tra cui Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che ha sottolineato

Spero che con Susanna Camusso sia più facile trovare questi punti d’intesa. Quando avviene un avvicendamento ci può essere il germe di un cambiamento. […] Le fratture non sono state mai insanabili nella storia del sindacato ma occorre capire su cosa ci ricongiungiamo. Non serve fare l’elenco delle cose che non vanno nel Paese, urlare che così non va o essere la fanteria della politica. Il sindacato italiano ha radici profonde e allora bisogna ricongiungerci nel dare una parola di speranza al Paese.

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