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Il codice della partecipazione dei lavoratori ai risultati d’impresa

Lo scorso sette luglio è stato presentato dal  Ministro del lavoro on. Sacconi il codice della partecipazione, un dossier che contiene una raccolta della normativa vigente italiana e europea e una guida ragionata attraverso l’esperienza di realtà già consolidate e intraprese in passato.

In modo particolare, si pongono in evidenza anche le esperienze di A.Di.G.E. (Azionisti Dipendenti Gruppo ENEL), il protocollo d’intesa sulla partecipazione azionaria dei dipendenti della Metalcam SpA, il protocollo d’intesa sul collocamento azionario a favore dei dipendenti del gruppo ASM Brescia, l’esperienza della società Gucci Group N.V. di Firenze e il protocollo d’intesa fra le società Dalmine S.p.A. e le organizzazioni sindacali FIM, FIOM, UILM e RSU.

Con questa iniziativa il ministero del lavoro intendere mettere in risalto i diritti di informazione e consultazione dei lavoratori con lìaspetto finanziario e quindi al capitale o agli utili.

L’iniziativa del Ministero del lavoro è la naturale conseguenza dell’Avviso comune sulla partecipazione firmato il 9 dicembre 2009 da tutte le associazioni dei datori di lavoro e dalle organizzazioni sindacali perché l’economia della partecipazione è la soluzione che concilia la solidarietà tipica del modello sociale europeo con l’efficienza richiesta dal mercato globale e  l’economia della partecipazione presuppone e determina, al tempo stesso, un modello d’impresa sempre più attento al valore della persona e un modello di sindacato quale soggetto attivo dello sviluppo e della diffusione del benessere.

L’obiettivo che si pone questo codice è una distribuzione equa della ricchezza attraverso salari che crescono e si collegano agli utili aziendali in termini di partecipazione positiva al profitto, un modello di impresa sempre più attento al valore della persona, un modello di sindacato come soggetto attivo dello sviluppo e della diffusione del benessere.

il Codice sarà costantemente implementato e aggiornato attraverso i contributi che giungeranno dalle parti sociali e dagli esperti della materia.

Occorre verificare, però, in che modo si concilia il ruolo naturale del sindacato come intermediario dei lavoratori alle richieste rivendicative di natura economica e normativa con il nuovo ruolo di soggetto attivo alla competitività dell’impresa.

Non solo, ma come si relaziona con tutti i lavoratori che non intendono, per diversi motivi, partecipare agli utili dell’impresa e quindi non disponibili a rinunciare a miglioramenti economici nel nome di una maggiore competitività.

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