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Come scoprire i contratti a progetto fraudolenti

 L’uso e l’abuso dei contratti a progetto è largamente diffusa nel nostro territorio. Eppure (o, forse, proprio a causa di ciò), dietro questa regolazione di rapporto di lavoro si celano diverse incongruenze legate ad attività fraudolente che comprendono l’evasione e lo sfruttamento dell’ignaro dipendente.

Introdotto nel 2003 con la Legge Biagi, il contratto di lavoro a progetto è stato a lungo utilizzato come se, sostanzialmente, si trattasse di un rapporto di lavoro subordinato, al fine di eludere le normative vigenti. Ma cosa è, in realtà, il contratto a progetto? E in che modo è possibile aggirare la normativa fiscale attraverso tale forma contrattuale?

Il contratto a progetto è una prestazione di lavoro a tempo determinato che si basa sulla presenza di uno o più progetti specifici determinati dal committente, e gestiti autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato; non è prevista la tutela del lavoratore in caso di malattia, infortunio o gravidanza.

Il contratto a progetto deve essere redatto in forma scritta ed indicare durata della prestazione, il tipo di progetto, i tempi (il termine coincide con la conclusione del progetto) e le modalità di pagamento.

La contribuzioni di tali contratti sono poste per i 2/3 a carico del committente e per 1/3 a carico del lavoratore, mentre per versare i contributi il lavoratore a progetto è necessaria l’iscrizione alla Gestione Separata INPS. Nonostante ciò, sempre più spesso i datori di lavoro provano ad eludere le leggi indicando come progetto la generica attività dell’azienda.

In merito a ciò, il contratto a progetto sembra essere particolarmente abusato nel settore del telemarketing o teleselling all’interno dei call center. Inoltre, alcune altre attività lavorative interessate dal fenomeno sembrano essere:

– addetti alla distribuzione di bollette o alla consegna di giornali, riviste ed elenchi telefonici;
– addetti alle agenzie ippiche;
– addetti alle pulizie;
– autisti e autotrasportatori;
– babysitter e badanti;
– baristi e camerieri;
– commessi e addetti alla vendita;
– custodi e portieri;
– estetiste e parrucchieri;
– facchini;
– istruttori di autoscuola;
– letturisti di contatori;
– manutentori;
– muratori e qualifiche operaie dell’edilizia;
– piloti e assistenti di volo;
– prestatori di manodopera nel settore agricolo;
– addetti alle attività di segreteria e terminalisti.

Raccontateci le vostre esperienze.

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