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Contributi sanitari integrativi, esentasse e deducibili dal reddito

 I contributi sanitari integrativi rappresentano una convenienza sia per il datore di lavoro che per il lavoratore, in quanto i relativi versamenti non sono soggetti a nessuna forma di tassazione, e anzi possono usufruire di una detrazione fiscale del 19% fino al limite di 3.615,20 euro.

Infatti, i contributi che le aziende versano ai fondi sanitari integrativi del Servizio sanitario nazionale a favore dei propri dipendenti rientrano nella categoria delle spese deducibili fino alla cifra di 3.615,20 euro già menzionata.

Il lavoratore, quindi, ma anche il pensionato, può detrarre i contributi sanitari versati dal proprio reddito imponibile ai fini dell’Irpef, cioè dell’imposta sul reddito. In questo senso abbiamo parlato di convenienza per entrambi i soggetti in causa, per l’azienda e per il lavoratore, al fine di chiarire eventuali indecisioni sul versamento di contributi sanitari integrativi e della relativa agevolazione fiscale.

Tanto il lavoratore quanto l’azienda hanno tutta la convenienza a versare i contributi sanitari integrativi, in quanto con questa formula contributiva al dipendente viene garantito il rimborso delle spese mediche e sanitarie sostenute nel corso dell’anno. L’azienda, dal canto suo, vi ”investe” parte del costo del lavoro e il dipendente, a sua volta, ”investe” parte della sua retribuzione da lavoro dipendente.

Abbiamo detto ”investe” perché i versamenti in una cassa sanitaria per la tutela della salute, non solo per motivi economici, ci sembra un ottimo investimento per garantirsi cure adeguate in qualsiasi evenienza e soprattutto nelle emergenze. E in tempi di grosse difficoltà economiche, anche la spesa sanitaria influisce sul bilancio familiare e quindi sarebbe opportuno optare per il versamento dei contributi sanitari integrativi, per alleggerirne l’onere.

Senza contare, poi, l’altro lato positivo di questa scelta: i contributi sanitari integrativi sono esenti da qualsiasi forma di tassazione. Senza addentrarci nel labirinto di calcoli per confermarne la convenienza, anche perché i calcoli non sono uguali per tutti ed ogni caso è un caso a sé, chi è interessato potrebbe rivolgersi ad esperti competenti per i consigli del proprio caso. Ma è chiaro un punto: il vantaggio è doppio, non solo perché conviene all’azienda e al lavoratore, ma è doppio per due motivi: a livello fiscale, per via della detrazione del 19% e della deducibilità dal reddito, e a livello sanitario per la tutela della salute. E non è poco…

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