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La Fiat e le nuove relazioni industriali

In arrivo la Fabbrica Italia Pomigliano. Ecco la nuova società iscritta, dal 19 luglio, nel registro delle imprese della Camera di commercio di Torino e ha come presidente Sergio Marchionne con un capitale sociale di 50mila euro. La newco si occuperà di attività di produzione, assemblaggio e vendita autoveicoli e loro parti.

La Fiat, o meglio Marchionne, non intende lasciare ombre e parla di un investimento importante, circa 20 miliardi di euro.

In questi giorni la tensione è palpabile perché, secondo alcuni osservatori, ciò che in gioco è un nuovo sistema di relazioni industriali. A questo proposito Marchionne avrebbe dichiarato:

Non si fanno gli interessi dei lavoratori usandoli per interessi politici, siamo l’unica impresa che ha deciso di investire in questo Paese in modo strutturale. La sola cosa che abbiamo chiesto è di avere più affidabilità e più normalità in fabbrica […] Da qualcuno ci siamo sentiti rispondere che stiamo ricattando i lavoratori violando la legge o addirittura la Costituzione […] Se questo è un gioco politico la Fiat non può e non vuole farne parte […] non stiamo agendo come soggetto politico e non abbiamo nessuna intenzione di farci coinvolgere.

Marchionne si è poi incontrato con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, al fine di stabilire i rapporti tra la newco e l’associazione dei datori di lavoro.

Da più parti si prospetta di applicare l’accordo sindacale firmato per Pomigliano e non iscrivere la newco a Confindustria, e, di conseguenza, di non applicare il contratto nazionale di categoria. In questo modo la dirigenza industriale potrebbe applicare un nuovo sistema di regole messo a punto senza contrattazione con il mondo sindacale.

La Fiat, poi, avrebbe anche comunicato la disdetta degli accordi sul monte ore dei permessi sindacali negli stabilimenti di Pomigliano e di Arese.

L’azienda ha spiegato che la disdetta dell’accordo aziendale sui permessi sindacali riguarderebbe tutta Fiat Group Automobiles. L’intesa, che risale al 1971, sarà valida fino al 31 dicembre. Entro l’anno dovrebbe esserne definito un nuovo accordo con l’obiettivo di ridurre in modo significativo il numero di ore di permessi considerato eccessivo dall’azienda.

In linea di massima esiste ampia disponibilità da parte di Fim, Uilm e Fismic  a lavorare insieme al fine di massimizzare l’uso degli impianti e introdurre nuove forme di flessibilità.

Sul versante sindacale, però, non si capisce perché Fiat ha intenzione di disdire un contratto di lavoro visto che  con l’accordo sulla riforma dei contratti del 2009 già prevede la possibilità di derogare rispetto ai contratti nazionali di fronte a esigenze territoriali o di sviluppo.

In sostanza, Federmeccanica, con il concorso dei sindacati di categoria, dovrebbe individuare le cosiddette discipline specifiche ritenute applicabili, già previste in altri settori di lavoro.

Il sindacato pare abbastanza disponibile ad esaminare proposte di questo tipo a patto di non voler uscire da un sistema di confronto e garanzie costruito in questi anni.

Infatti, secondo Bonanni

Se la Fiat dovesse sciogliere unilateralmente il contratto di lavoro sarebbe una decisione sbagliata e sleale nei confronti di chi ha sempre sostenuto la mediazione nei conflitti sociali.

Non solo, il segretario della CISL ha anche fatto presente che una disdetta non avrebbe nessuna efficacia qualora vi fossero contenziosi verso la magistratura.

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