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Lavoro call center: più disoccupati senza “offerte retention”

 A seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, la delibera dell’Agcom sulla riduzione dei tempi per attuare la portabilità del numero di cellulare da un gestore ad un altro è tornata ad avere piena efficacia; il Consiglio di Stato, infatti, ha annullato la sospensiva imposta dal Tar del Lazio sulla “portabilità veloce”, e di conseguenza, con ricadute positive sui consumatori, passare da un gestore all’altro avviene nell’arco di tre giorni; ma purtroppo in tutto, ed anche in questo caso, c’è il rovescio della medaglia. Con la “portabilità lenta“, infatti, il vecchio gestore, prima di “esaudire” la richiesta del cliente, faceva un ultimo tentativo per farlo desistere, proponendogli in particolare un’offerta quasi “personalizzata” in grado di trattenerlo. Trattasi delle cosiddette “offerte retention” che vengono gestite dagli operatori di call center e che quindi contribuiscono a dare lavoro a tanti giovani. A conti fatti, quindi, con la “portabilità veloce” ci guadagna il consumatore ma ci perde il lavoratore.

Ne consegue che molti call center, che acquisiscono dai gestori di telefonia mobile la trattazione delle “offerte retention”, da qui a qualche settimana si troveranno costretti a tagliare il personale. Le società di servizi che gestiscono le commesse dei grandi player della telefonia mobile, tra l’altro, come riporta il “Sole 24 Ore“, si sono già sobbarcati i costi, in aumento, legati agli oneri per la regolarizzazione dei collaboratori che hanno un contratto di lavoro a progetto.

Insomma, specie in una fase come quella attuale, la situazione è di grande incertezza in un settore come quello dei call center dove oltre al turnover c’è anche un calo dei margini dei margini di profitto legato proprio sia all’inasprimento della concorrenza, sia alla “marcatura” stretta delle Authority. E proprio l’Agcom, martedì prossimo, 6 ottobre 2009, si riunirà per esaminare un provvedimento che da un lato agevola il consumatore, e dall’altro crea tensioni sul fronte occupazionale con la conseguenza che a pagare per primi sarebbero proprio i giovani che lavorano in quei call center che fungono da aziende esterne di colossi come Tim e Vodafone.

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