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Laurea: per molti giovani non è indispensabile

Secondo i risultati di una ricerca condotta da Eurobarometro e che ha coinvolto ben 30000 giovani europei di età compresa tra i 15 e i 35 anni i ragazzi italiani non pensano che la laurea sia indispensabile;  a pensarla in questo modo il 38% degli intervistati contro una media del 20% dei restanti paesi.

Quali sono i principali dubbi che affliggono i giovani? Indubbiamente le difficoltà che si incontrano nel trovare un’occupazione ma molti pensano anche che dovranno spostarsi dalla propria città o che non riusciranno a trovare un impiego attinente alla loro formazione scolastica.

Per quanto riguarda l’imprenditoria solo il 27% degli italiani vede questa come una possibile soluzione; nel resto d’Europa va invece un po’ meglio. Infatti il 43% degli interpellati vorrebbe dare vita ad un proprio progetto, ad una propria idea.

Voi, cosa ne pensate? Siete d’accordo con questi dati?

5 commenti su “Laurea: per molti giovani non è indispensabile”

  1. C’è senza dubbio un problema di fondo: gli universitari servono se si fa ricerca. In un paese in cui la ricerca è inchiodata sia nel pubblico che nel privato è ovvio che l’università serve a poco. O meglio non serve per il lavoro. Serve personalmente. Io la ritengo utile perchè cambia il pensiero, è una bella esperienza e tutto quello che ne consegue, ma spesso e volentieri non serve per trovare il lavoro. Molti sono i casi in cui se si cancella dal curriculum la laurea si trova lavoro più facilmente. Perchè tanto la maggior parte del lavoro impiegatizio non necessita altro se non di esperienza.

    Dipende quindi da molte variabili, però tutto è legato alla richiesta di laureati che c’è nel paese. Poi bisognerebbe anche vedere la qualità del laureato, perchè ho letto personalmente tesi di laureati in scienze della comunicazione in cui mancavano le H alle A ed accenti alle E. Se l’università diventa un business allora non serve laurearsi. Diventa un pezzo di carta che spesso e volentieri ti allontana dal lavoro perchè richiede del tempo, troppo tempo. Tempo che, ad esempio nel mio caso, non mi ha consentito di sfruttare l’apprendistato…perchè non sempre la vita scorre perfettamente…

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  2. Buongiorno Luca,

    sono d’accordo ma fino ad un certo punto; mi spiego. Ritengo che se parliamo di alcune professioni la laurea è indispensabile; per altre forse no ma comunque sia, contribuisce ad arricchire il bagaglio culturale della persona.

    Per quanto concerne il discorso errori direi che possiamo estenderlo a tutte le facoltà e non solo ai laureati in scienze della comunicazione.

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  3. @ Luca M:
    Non sono d’accordo con te. Oggi senza una laurea si trovano solo lavori di basso livello, anche per il personale impiegatizio oggi una laurea (anche breve) è necessaria, se no non ti prendono nemmeno in considerazione, dato l’ampiezza della domanda di lavoro.

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  4. @Pjt
    Beh, ma la domanda è: servirebbe una laurea per quel tipo di lavoro? Per la mia esperienza, no. Per la maggior parte dei lavori impiegatizi bastano le superiori.
    Solo che essendo tutti laureati, allora al datore di lavoro conviene prendere dei laureati e pagarli come diplomati… oramai bisogna avere almeno un master per essere presi in considerazione.

    @Martina
    sì, d’accordo, però se permetti, un laureato di scienze della comunicazione che non sa comunicare in italiano, mi pare più grave di un chimico che ha difficoltà con gli accenti…non dovrebbe essere così nemmeno per il chimico, ma se proprio devo scegliere…

    A mio modo di vedere il laureato serve in certi ambiti, maggiormente tecnici (come ingegneri, architetti e altri..), però per il lavoro da impiegato, quello da terminalista normale che inserisce dati, scrive lettere, fa segreteria, l’amministrativo (dipende a che livello), ecc, secondo me la laurea non serve. Se non per avere quella cultura in più, quella modalità di pensare sicuramente differente che può darti una formazione universitaria, ma non serve strettamente per il lavoro, anche perchè, come spesso accade, alla fine non si sfruttano gli anni di universtià perchè non si lavora nel settore di studi prescelti.

    Questo è il mio pensiero…poi ovviamente ognuno la legge in base alle proprie esperienze ^_^

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  5. Il vero problema è cosa comporta laurearsi oggi. In genere i laureati sono coloro che hanno una famiglia solida alle spalle che paga indipendentemente dal risultato. Il merito è messo quindi in secondo piano è l’appartenenza che finisce per contare! Quando poi questo tipo di laureato lavora si trova, almeno in Italia, con laureati simili a lui; famiglia solida alle spalle mancanza di merito ecc. Si crea una sorta di tacita intesa fra simili che porta conseguenze deleterie per l’intero Paese; i dirigenti che fanno i propri interessi e non quelli della collettività. Tranne le dovute eccezioni è quello che relamente succede in Italia.

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