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Posto fisso Europa

 Gli europei sono tra i più affezionati al posto fisso, e tra i più distaccati nei confronti della libera professione imprenditoriale. Riconoscendo contemporaneamente che l’imprenditorialità svolge un ruolo determinate per la creazione di nuova base occupazionale, non hanno grande fiducia nei confronti dei manager e dei dirigenti d’azienda. Il posto fisso è pertanto al top delle priorità per chi abita nel vecchio Continente. Semplificazioni a parte, è quanto emerge dal report “Imprenditoria nell’Unione europea e oltre”, un sondaggio Eurobarometro realizzato per conto della direzione generale industria e imprenditoria della Commissione europea.

Secondo quanto affermato dalla ricerca, solamente il 37 per cento degli europei vorrebbe essere un imprenditore, contro il 45 per cento riscontrato nel corso del 2009: la crisi sembra pertanto aver ricondotto le prospettive degli europei verso più miti consigli, preferendo il posto fisso – più sicuro? – alla libera professione.

Concorda con questa visione il quotidiano Italia Oggi, che a commento di tale statistica nell’edizione del 14 gennaio sottolineava come “un cambio di idea che sembra spiegarsi con l’acuirsi della crisi: la paura della bancarotta è il primo ostacolo all’avvio di un’attività (lo dice il 43% degli intervistati), seguita dall’incertezza dei guadagni (33%). A prediligere il posto da impiegato sono Finlandia (75%) e Svezia (73%), seguite da Danimarca e Belgio (66%). I paesi dove, al contrario, la maggioranza dei cittadini vorrebbe essere imprenditore sono Lituania (58%) e Grecia (50%), seguite da Bulgaria, Lettonia e Portogallo (49%)”.

Il sondaggio Eurobarometro mette infine in evidenza come l’imprenditorialità sia una predisposizione più extracomunitaria che europea, visto e considerato che l’idea di “far da sé” prevale molto in Turchia (lo dove trova consensi nell’82 per cento degli intervistati, contro il 15% che vorrebbe essere impiegato), seguita dal Brasile (63 per cento contro 33 per cento), Cina (56 per cento contro 32 per cento) e Croazia (54 per cento contro 40 per cento).

Continueremo a monitorare l’evoluzione del dato anche nel corso dei prossimi mesi.

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