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Lavoro: senza stranieri Italia più povera

 Senza l’apporto dei cittadini stranieri, il nostro Paese, ed in particolare il nostro sistema produttivo, sarebbe decisamente più povero. A rilevarlo è stata la Camera di Commercio di Milano in accordo con un’elaborazione effettuata prendendo a riferimento i dati del registro delle imprese del terzo trimestre dello scorso anno, e confrontandoli con quelli dello stesso trimestre di dieci anni fa, ovverosia dell’anno 2010. Nel dettaglio, nell’arco di dieci anni nel nostro Paese, senza i cittadini stranieri, mancherebbero all’appello la bellezza di 285 mila imprese, corrispondenti ad oltre il 60% dell’aumento rilevato dal 2000 al 2010; in tal caso, ben otto Regioni italiane avrebbero allo stato attuale meno imprese rispetto al 2000 quando invece, con l’apporto dei cittadini stranieri, sono cresciute. A pesare di più in questo potenziale calo sarebbe stato il settore delle costruzioni con un numero di imprese dimezzate ed a fronte di Province come Bari, Catania e Bologna che avrebbero molte meno imprese attive rispetto a quelle attuali.

D’altronde dal 2000 al 2010, sempre in accordo con il Rapporto della Camera di Commercio di Milano, rispetto ad una crescita media delle imprese, su scala nazionale, del 9,4%, quelle con titolare straniero sono cresciute nello stesso periodo di oltre il 200%; l’apporto dato dalle imprese straniere in questi dieci anni è tale che, considerando solo la crescita delle imprese con titolare italiano, nei dieci anni si passerebbe da +9,4% ad una crescita pari a solo il 3,6%.

La prima provincia italiana per apporto di titolari d’impresa stranieri è Prato con una percentuale pari a ben il 20%. Ma al secondo posto c’è la Provincia di Roma con il 12,4%, ed a seguire Firenze con il 10% e, tra le prime venti Province italiane, Torino con l’8,3% all’ottavo posto; fuori dalle prime dieci ci sono Milano e Genova, entrambe con il 7,7%. E se le imprese commerciali in Italia sono cresciute in dieci anni, mediamente, del 5,2%, questo è dovuto grazie proprio all’apporto degli stranieri, altrimenti il saldo sarebbe stato in rosso con un calo del 2,2%.

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