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Pensione anticipata, tutto ciò che bisogna sapere per uscire dal lavoro

Nel corso del biennio 2023-2024, è bene mettere in evidenza come entreranno in vigore delle novità molto interessanti che hanno ad oggetto la pensione anticipata 2023. Si tratta di un vero e proprio mix di nuove e vecchie regole che, combinate insieme, consentono di ottenere, per alcune persone, di cogliere al volo l’opportunità di un’uscita anticipata per potersi godere la pensione.

La richiesta legata alla pensione anticipata ha ad oggetto tutti quei lavoratori che presentano un’iscrizione regolare presso l’AGO, ovvero l’Assicurazione generale obbligatoria. In questo caso, è bene sottolineare come la pensione sia garantita in riferimento ai lavoratori autonomi che hanno provveduto ad effettuare apposita registrazione presso la gestione speciale. Volete qualche esempio? Si tratta degli artigiani, ma anche dei commercianti e dei coltivatori diretti.

La riforma delle pensioni che ha creato il maggior numero di polemiche è sicuramente quella che è entrata in vigore il primo gennaio di dieci anni fa, ovvero quella che è stata introdotta dalla Legge Fornero.

Ad ogni modo proviamo a dare uno sguardo ai requisiti che è necessario soddisfare per poter andare in pensione sfruttando l’opzione donna. Chi può avere accesso a questo tipo di pensionamento anticipato? Sono solamente tre le categorie di donne che possono sfruttarlo. Si tratta delle donne invalide al 74%, delle careviger e di tutte quelle lavoratrici oppure licenziate da imprese che stanno attraversando un periodo di crisi.

Va detto che si tratta di specifiche direttive che sono arrivate dalla legge di Bilancio che è stata da poco varata da parte dell’esecutivo Meloni. Il requisito legato all’età è stato reso molto più complicato da soddisfare, dal momento che è stato modificato introducendo la soglia dei 60 anni. Tale cifra può essere ridotta solo nel caso in cui si dovesse trattare di donne che hanno dei figli.

Non cambia in alcun modo il requisito che è legato alla contribuzione, che si attesta intorno ai 35 anni di età e non è stata apportata nessuna modifica anche in riferimento a quelle che vengono denominate finestre di attesa. Queste ultime, infatti, si caratterizza per avere una durata pari a un anno per tutte le lavoratrici dipendenti, mentre ammonta a 18 mesi per le lavoratrici autonome. Insomma, l’opzione donna è una misura che va a vantaggio davvero di pochissime categorie, soprattutto per via delle scelte sempre più inasprite e rigide operate dal Governo Meloni.

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