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Il rapporto OCSE sulla diseguaglianza dei redditi

Il ministro del lavoro Elsa Fornero ha partecipato alla presentazione del Rapporto OCSE – Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, ospitata nella sede Istat di Cesare Balbo a Roma lo scorso 24 gennaio 2012. Il Rapporto rappresenza un momento importante perché permette di fare un’analisi dettagliata dell’andamento dei divari di reddito delle famiglie negli anni che hanno preceduto la recente crisi economica globale, evidenzia in particolare come in Italia, così come nella maggior parte dei paesi OCSE, il differenziale retributivo e dei redditi familiari, soprattutto negli ultimi due decenni, si sia accentuato.In particolare il Ministro Fornero ha approfondito il tema delle Politiche per l’equità, sottolineando come, in un periodo di recessione e rigore finanziario, sia proprio l’equità la parola chiave alla base della crescita del Paese e, quindi, degli stessi interventi al vaglio dell’attuale governo in questa direzione.

Secondo i dati presenti nel Rapporto si rileva che la disuguaglianza dei redditi tra le persone in età lavorativa è aumentata drasticamente nei primi anni Novanta e da allora è rimasta a un livello elevato, nonostante un leggero calo verso la fine del primo decennio degli anni duemila. La disuguaglianza dei redditi in Italia è superiore alla media dei Paesi OCSE, più elevata che in Spagna ma inferiore che in Portogallo e nel Regno Unito. Nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro) indicando un aumento della disuguaglianza rispetto al rapporto di 8 a 1 di metà degli anni Ottanta.

Non solo, il Rapporto pone in evidenza che la proporzione dei redditi più elevati è aumentata di più di un terzo e che i lavoratori meglio pagati lavorano più ore.

In particolare, in Italia la differenza tra le ore di lavoro dei lavoratori meglio e peggio retribuiti è aumentata, confermando l’andamento visto nella maggior parte dei Paesi OCSE. Dalla metà degli anni Ottanta, il numero annuale di ore di lavoro dei lavoratori dipendenti meno pagati è diminuito, passando da 1580 a 1440 ore; anche quello dei lavoratori meglio pagati è diminuito, ma in minor misura, passando da 2170 a 2080 ore.

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