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Studiare all’estero non attira molti italiani

 Del fatto che studiare all’estero, o compiere semplicemente qualche esperienza formativa della durata di pochi mesi, sia un’eccezionale integrazione al proprio curriculum vitae, in grado di arricchire le proprie conoscenze e competenze, ne sono convinti tutti. Peccato che davvero pochi italiani abbiano agito in tal senso, visto e considerato che la percentuale di studenti tricolori che decidono di varcare i confini nazionali per compiere un’attività formativa fuori Patria, continua a deludere.

Secondo una recente ricerca compiuta da Almalaurea, ad esempio, solamente il 7% dei laureati italiani avrebbe avuto modo di compiere un’esperienza del genere, in grado di ampliare il proprio bagaglio formativo personale, conoscendo altre realtà e avere – di conseguenza (più o meno diretta) – più opportunità di lavoro.

Tra coloro che hanno scelto di compiere una parentesi di studio all’estero vi sono i laureati del settore linguistico (19,8%) e quelli in medicina (11,9%). Sicuramente più modeste le percentuali di laureati italiani che hanno studiato all’estero, appartenendo a settori come l’insegnamento (2,7%) o la psicologia (4%). Perfino più scarse le percentuali che hanno a che fare con l’educazione fisica (2,1%) e, soprattutto, le professioni sanitarie (1,6%).
Ad ogni modo, non tutto sembra perduto. Prima della riforma univeristaria del 2004, infatti, le percentuali erano ancora più basse. Poi , l’incentivo del programma Erasmus, e nuove iniziative di internazionalizzazione delle competenze dei giovani laureati, hanno contribuito a una parziale rilancio del dato.

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Tra coloro che hanno effettuato scelte di studio all’estero, il Paese maggiormente preferito è la Spagna, con una percentuale che supera un terzo del totale. A seguire la Francia, la Germania e il Regno Unito.

LAVORARE IN AB – GIUGNO 2012

E voi? Nel vostro corso di studio universitario avete compiuto delle esperienze formative all’estero? Le avete trovate di utilità? Raccontanteci le vostre esperienze!

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