La responsabilità del lavoratore per la retribuzione in nero

Il lavoro nero è certamente una piaga che deve essere combattuta tanto che la giurisprudenza ricorre ad ogni mezzo plausibile. A questo riguardo la Fondazione studi dei Consulenti del lavoro ha emanato il parere n. 26 del 23 novembre 2011, con il quale risponde ad un quesito in merito alla responsabilità, anche da parte del lavoratore, di pagamenti in nero erogati dal datore di lavoro a soggetti non regolarmente assunti.

Ricordiamo che a questo riguardo una attività riconducibile a lavoro dipendente – ossia i soggetti indicati nel comma 1, dell’articolo 23, che corrispondono redditi di cui all’articolo 47, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 – è obbligatoria, all’atto del pagamento e con obbligo di rivalsa, una ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sulla parte imponibile di detti redditi, determinata a norma dell’articolo 48-bis del predetto testo unico. Nel caso in cui la ritenuta da operare sui predetti redditi non trovi capienza, in tutto o in parte, sui contestuali pagamenti in denaro, il sostituito è tenuto a versare al sostituto l’importo corrispondente all’ammontare della ritenuta.

Voucher, ultime novità in fatto di acquisto e riscossione

Dal 31 ottobre 2011 sono arrivate interessanti novità in fatto di buoni lavoro, o voucher. In effetti, da questa data è attivo il servizio di vendita e riscossione dei buoni lavoro presso i 380 sportelli della Banca Popolare dell’Emilia Romagna e, grazie ad una nuova convenzione stipulata dall’Inps e l’Istituto Centrale delle Banche Popolari, le filiali della Banca si aggiungono a quelle della Banca Popolare di Sondrio.

Al momento sono 4.310.818 i buoni lavoro venduti dal 1° agosto di quest’anno ad oggi tanto che ormai sfiorano i 25 milioni (sono esattamente 24.647.423), dei quali oltre 11 milioni e mezzo solo nel 2011 (con un incremento, rispetto al venduto a fine 2010, dell’87,4%).

Inchiesta di AlmaLaurea sui giovani laureati

Secondo una ricerca condotta da Alma Laurea i laureati italiani sono meno occupati e percepiscono un reddito inferiore ai loro colleghi europei, anche se poi trovano più facilmente lavoro, lo perdono meno e sono meglio retribuiti rispetto ai lavoratori con titoli di studio inferiori. Dello stesso parere anche l’OCSE dove ha quantificato, tra il 2008 e il 2009, il tasso di disoccupazione dei laureati tra 25 e 64 anni è cresciuto dell’1,1%, passando dal 3,3% al 4,4%.

In Italia nel 2009 il tasso di disoccupazione dei laureati è stato del 5,1%, nonostante l’Italia sia agli ultimi posti sia agli ultimi posti come percentuale di laureati sulla popolazione attiva (25-64 anni) e di laureati che lavorano: nel 2009 il tasso di occupazione dei laureati era del 79,2% contro una media Ocse dell’83,6%.

Lavoratori irregolari: ben 1 su 10 nel 2010

Il lavoro sommerso, quello irregolare, in nero: una brutta piaga del nostro paese di cui abbiamo già parlato all’interno di Gazzetta del Lavoro. Qualche tempo fa nella nostra pagina Facebook

Turismo, dalla CGIL la campagna sui diritti

La FILCAMS, federazione di categoria appartenente alla CGIL, ha deciso di lanciare la sua campagna sui diritti e contro il lavoro nero nel settore del turismo; in effetti, in questo settore è molto diffuso il lavoro irregolare e non si ha la percezione dei propri diritti in ambito lavorativo: ecco perché si è deciso di promuovere in diverse località turistiche e balneari diverse iniziative finalizzate ad offrire maggiori informazioni.

Una Campagna per affrontare e contrastare il lavoro sommerso, in un settore come quello del Turismo, in cui è molto diffuso a causa della forte stagionalità che lo caratterizza. Sono quasi un milione i lavoratori impiegati in questo settore, e in alcune stagioni la cifra sale ad un milione e mezzo, di questi, il 35% lavora in nero e il 15% è costituito da lavoratori immigrati.

Dalla CGIL una richiesta: fermate il caporalato

 Dalla CGIL una proposta di legge per dare un freno al caporalato. In effetti, per la maggiore organizzazione sindacale italiana, il caporalato deve diventare un reato penale e l’appello espresso dalla CGIL – insieme alla FLAI e alla FILLEA CGIL con la campagna ‘STOP caporalato’ – è stato raccolto dal Partito Democratico presentando una proposta di legge che mira a fissare una pena tra cinque e otto anni di reclusione.

Disoccupato? No lavoro in nero!

Sono ancora tante, troppe le persone che pur di non restare a casa accettano lavori in nero: questo significa nessuna copertura assicurativa, nessun contributo, niente di niente! Vengono fatte anche azioni concrete, come quella che in Umbria su iniziativa della CNA (Conferazione Nazionale artigianato) punta a ridurre (e si spera anche ad eliminare) l’abusivismo nel settore dell’artigianatao ma evidentemente non sono sufficienti per sradicare completamente la piaga del lavoro nero.

Il DURC e il reato amministrativo

La terza sezione penale della Corte di Cassazione, con sentenza n. 21780 del 31 maggio 2011, ha stabilito che l’omessa presentazione del DURC non è un reato penale ma semmai rientra tra le possibili sanzioni amministrative.

La Corte di Cassazione in questo modo rigetta le decisioni prese dal Tribunale monocratico di Firenze che, con sentenza del 30 giugno 2009, affermava la responsabilità penale in ordine al reato previsto all’articolo 44, lett. a) del D.P.R. n. 380/2001, ovvero con l’ammenda fino a 10329 euro per l’inosservanza delle norme, prescrizioni e modalità esecutive in quanto applicabili, nonché dai regolamenti edilizi, dagli strumenti urbanistici e dal permesso di costruire derivata dall’impossibilità di una società appartenente alla filiera di produrre tempestivamente il DURC (documento unico di regolarità contributiva).

Incinta, picchiata e licenziata

Parliamo ancora di maternità e lavoro riportandovi un fatto di cronaca che non avrei voluto raccontare; a Frattamaggiore in provincia di Napoli, Maria Rosaria (nome usato da Ilmattino.it inventato) è una giovanissima ragazza di 17 anni che lavorava in nero come sarta. La ragazza incinta è stata schiaffeggiata e mandata via dal posto di lavoro da Sergio Nardiello, proprietario della sartoria; il motivo?

Inps, regolarizzazione previdenziale dei lavoratori emersi da lavoro non regolare

 L’Inps, con circolare n. 58 del 28 marzo 2011, in applicazione degli articoli 1 e 1-bis della legge 18 ottobre 2001 n. 383 (norme per incentivare l’emersione dei rapporti di lavoro intrattenuti con violazione delle disposizioni fiscali e previdenziali), illustra le modalità di regolarizzazione della posizioni previdenziali dei lavoratori che hanno aderito a programmi di emersione da lavoro non regolare. L’Istituto previdenziale, come ha precisato nella circolare n. 58, ricorda che la legge 18 ottobre 2001 n. 383, in vigore dal 25 ottobre 2001, agli articoli 1 e 1–bis, reca norme per incentivare l’emersione dei rapporti di lavoro intrattenuti con violazione delle disposizioni fiscali e previdenziali e il riferimento è stato illustrato dall’Inps attraverso la circolare n. 148 del 6 settembre 2002.

Ministero del Lavoro, pubblicati i risultati dell’attività di vigilanza 2010

 Il Ministero del Lavoro ha pubblicato sul proprio sito istituzionale i risultati dell’attività di vigilanza 2010 e la programmazione 2011.

Dalla relazione del Direttore generale delle attività ispettive del Ministero si apprende che delle 148.694 aziende ispezionate dagli organi di vigilanza 82.191 sono risultate irregolari e rispetto allo stesso periodo del 2009, si registra un incremento del 18,69%  del differenziale delle aziende ispezionate/aziende irregolari, il che rappresenta un netto miglioramento del lavoro del Ministero e quindi di scelta degli obiettivi da  ispezionare.

Non solo, le attività del  Ministero hanno permesso di individuare fenomeni di manodopera totalmente sommersa; in effetti, nel 2010 ha infatti incrementato del 26,83%,  rispetto  all’anno  precedente, il numero dei lavoratori in nero scoperti durante l’attività di vigilanza (57.186 lavoratori sommersi nel 2010 a fronte di 45.045 nel 2009).

Lavoro in nero, chiarimenti sulle sanzioni

In un precedente post avevamo già messo in evidenza il contenuto dell’articolo 4 , comma 1, lett. a) della legge n. 183 del 2010.

Infatti, la norma prevede un aumento dell’importo delle sanzioni civili, in caso di evasione contributiva riferita all’utilizzo di lavoratori irregolari, di una quota pari al 50 per cento.

Secondo quanto stabilito, le sanzioni civili, in caso di lavoro irregolare, continueranno ad essere calcolate nella misura del trenta per cento in ragione d’anno della contribuzione evasa fino ad un massimo del sessanta per cento, così come prevede l’articolo 116, comma 8, lettera b) della legge 23 dicembre 2000 n. 388, e l’importo così determinato dovrà essere maggiorato del cinquanta per cento.

L’Inps con propria comunicazione ricorda che, in base al tenore dell’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n. 602 come sostituito all’articolo 14 del decreto legislativo 26 febbraio 1999 n. 46, al raggiungimento del tetto del sessanta per cento,  a sua volta maggiorato del cinquanta per cento, sul debito contributivo sono dovuti interessi nella misura degli interessi di mora.

La maggiorazione prevista delle sanzioni civili non si applica nel caso in cui il datore di lavoro occulti le retribuzioni erogate.

Le sanzioni civili in caso di impiego di lavoratori in nero

La legge n. 183/2010 ha modificato la misura delle sanzioni civili in caso di impiego da parte di un datore di lavoro di lavoratori in nero.

In effetti, all’articolo 4, comma 1, della legge sopra indicata ha sostituito il comma 3 del decreto n. 12 del 22 febbraio 2002, convertito con modificazioni dalla legge del 23 aprile 2002 n. 73.

La recente circolare del Ministero del Lavoro, la n. 38 del 2010, pone in risalto la nuova modalità di calcolo delle sanzioni civili.

In sostanza, la nuova disposizione trova applicazione per gli accertamenti iniziati successivamente alla data di entrata in vigore del Collegato Lavoro, ovvero 24 novembre 2010, ancorché le stesse si riferiscano a periodi di lavoro irregolare svolti antecedentemente alla riformulazione della norma in parola.