Riforma del lavoro “migliorabile”

 La riforma del lavoro, che tanto ha fatto – e sta facendo – discutere parti politiche, sindacali e imprenditoriali, è migliorabile. A dirlo non siamo solo noi, ma un diretto esponente dell’attuale governo Monti, che cerca comunque di salvare i positivi intenti della revisione del nostro sistema normativo occupazionale, in attesa di comprendere nel maggior dettaglio quali saranno i possibili benefici della riforma.

“E’ una buona riforma e come ogni cosa può essere ulteriormente migliorata” – ha dichiarato il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera, intervistato da Lucia Annunziata nella tramissione “In mezz’ora” – “ma sono sicuro che arriverà in fondo”.

Costi della riforma del lavoro

 La riforma del mercato del lavoro costerà tanto. A dirci quanto è lo stesso governo, che ha stimato in 20 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2021 l’onere complessivo per supportare la revisione del sistema occupazionale italiano. Ma da dove proverranno tali fondi? Lo spiega il disegno di legge, che precisa come gli introiti necessari per finanziare la riforma del lavoro giungeranno dall’utilizzo delle maggiori entrate e dei risparmi di spesa, che seguiranno l’applicazione delle misure fiscali previste dallo stesso disegno di legge, e in parte da ulteriori riduzioni di spesa di funzionamento degli enti previdenziali (quantificate in 90 milioni di euro, cui si aggiungeranno 10 milioni dai Monopoli).

Molte delle risorse necessarie per supportare la realizzazione della riforma del lavoro proverranno pertanto da nuove misure fiscali, come il taglio (dal 90% al 70%) della deducibilità dei costi delle auto aziendali, e quello (dal 40% al 27,5%) per i mezzi utilizzati per l’esercizio di imprese, arti e professioni (artigiani, commercianti, professionisti).

Nuove regole professionisti – riforma del lavoro

 Come cambia il mondo dei professionisti con il nuovo testo della riforma del lavoro? Le novità sono invero tante, anche se gli emendamenti presentati dal Parlamento hanno modificato, e non poco, gli intenti originali del testo proposto dal governo. Cerchiamo di riassumere, pur in maniera sintetica, quali sono tutti gli ultimi passi in avanti compiuti per una idonea revisione del mondo professionale.

Cominciamo con l’annosa questione del preventivo. Nella prima versione del testo del governo il compenso doveva essere reso noto al cliente in maniera molto trasparente, in forma scritta. Nel testo modificato dal Parlamento, invece, sparisce l’obbligo di un preventivo scritto, così come emerge l’assenza di sanzioni disciplinari. Niente dovrebbe pertanto esser rivoluzionato rispetto all’assetto attuale.

Riforma del lavoro 2012 e novità articolo 18

 La riforma del lavoro 2012 è sempre più vicina e, con essa, le novità che riguarderanno l’applicazione del rivisto articolo 18. Una riforma che si preannuncia particolarmente aspra, e che rischia di chiudersi senza alcun accordo unitario tra il governo, le parti imprenditoriali e quelle sindacali. Cerchiamo ad ogni modo di comprendere come cambieranno le tipologie di licenziamento, e in che modo subiranno variazioni gli indennizzi e le modalità di reintegro per i lavoratori.

La prima tipologia di licenziamenti prevista dalla nuova riforma del lavoro 2012 è quella relativa ai licenziamenti discriminatori. Con questi, si intendono quei licenziamenti relativi a lavoratori che vengono allontanati dall’azienda a causa delle proprie idee o delle proprie attività svolte sia all’interno che all’esterno del luogo di lavoro. Se il giudice dovesse accertare la discriminatorietà del provvedimento di licenziamento, potrà disporre per un indennizzo in favore del lavoratore, o per il reintegro diretto in azienda.

Riforma del lavoro, si procede verso il modello tedesco

 Nel corso delle ultime ore ha preso piede la possibilità che anche in Italia venga esteso il modello tedesco sul lavoro, in particolare riferimento ai licenziamenti. Tuttavia le discussioni tra le parti sindacali, quelle industriali e quelle governative, sembrano essere ancora ben lungi da una definitiva conclusione, e diversi aspetti – primo tra tutti, quello sull’articolo 18 – creeranno presumibilmente nuovi attriti tra le diversi parti di interesse.

Eppure, negli scorsi giorni, un primo passo in sostanziale avanzamento vi è stato. A compierlo il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, secondo cui vi “sarebbero le condizioni per firmare l’accordo”. Più caute le altre parti, con Raffaele Bonanni, segretario Cisl, che sembra essere propenso a spingere verso l’applicazione del contro del giudice – ma limitato alla sola verifica che non si tratti di evento discriminatorio – nell’ipotesi di licenziamento per causa economica.

Riforma del lavoro entro marzo

 La riforma del lavoro si farà entro marzo. Ad affermarlo, in via speranzosa, sono a più riprese diversi esponenti del governo, che auspica di poter chiudere le trattative e i tavoli di lavoro nel brevissimo termine, possibilmente con un consenso allarganto. Non si esclude tuttavia una chiusura anticipata anche senza un buon esito delle negoziazioni, sebbene tale seconda strada sia per il momento una via non preferenziale.

In attesa di comprendere come verrà formalizzata la bozza della riforma del lavoro, il premier Mario Monti ha confermato pubblicamente che la revisione del sistema normativo occupazionale italianoe è un tema che “troverà la sua conclusione entro fine marzo”. Gli fa eco il Ministro Elsa Fornero, che ha dichiarato come “questa riforma non può essere fatta solo da tecnici, ha bisogno anche di consenso”, pur aggiungendo che nelle prossime settimane la revisione dovrà avere una sua fine.

Dettagli della riforma previdenziale Monti

Il neo premier Mario Monti si dice disponibile ad un confronto diretto con le parti sociali con lo scopo di trovare un accordo utile ad ottenere una riforma previdenziale il più equa possibile e nello stesso tempo utile al bilancio statale. La riforma previdenziale del Governo Monti sta intanto entrando nel vivo e cominciano a delinearsi i primi contorni di quella che viene definita una riforma importante per l’intero sistema pensionistico italiano e del sistema lavorativo.

Riforma del lavoro: i principali cambiamenti (parte terza)

 Ed eccoci arrivati alla terza e ultima parte relativa alla Riforma del lavoro; vi riportiamo i punti salienti tratti dall’articolo contenuto all’interno del sole24ore.

– Ispezioni (articolo 33).

Si riscrive la materia delle ispezioni sui luoghi di lavoro. Si prevede, in particolare, che il personale ispettivo acceda presso i luoghi di lavoro nei modi e nei tempi consentiti dalla legge. Alla conclusione delle attività di verifica compiute nel corso del primo accesso, viene rilasciato al datore di lavoro o alla persona presente all’ispezione, con l’obbligo alla tempestiva consegna al datore di lavoro, il verbale di primo accesso ispettivo, che deve contenere, tra l’altro, l’identificazione dei lavoratori trovati intenti al lavoro e la descrizione delle modalità del loro impiego. In caso di constatate inosservanze, e qualora il personale ispettivo rilevi inadempimenti dai quali derivino sanzioni amministrative, questi provvede a diffidare il trasgressore alla regolarizzazione delle inosservanze comunque materialmente sanabili, entro il termine di 30 giorni dalla data di notificazione del verbale. In caso di ottemperanza alla diffida, il trasgressore o l’eventuale obbligato in solido, è ammesso al pagamento di una somma pari all’importo della sanzione nella misura del minimo previsto dalla legge ovvero nella misura pari ad un quarto della sanzione stabilita in misura fissa. Il pagamento dell’importo della predetta somma estingue il procedimento sanzionatorio limitatamente alle inosservanze oggetto di diffida e a condizione dell’effettiva ottemperanza alla diffida stessa.

Riforma del lavoro: i principali cambiamenti (parte seconda)

 Riprendiamo sempre grazie all’articolo contenuto all’interno del sole24ore ad analizzare i punti contenuti all’interno della Riforma del lavoro.

– Pari opportunità (articolo 21).

Si ribadisce che le pubbliche amministrazioni debbono garantire parità e pari opportunità tra uomini e donne e l’assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa al genere, all’età, all’orientamento sessuale, alla razza, all’origine etnica, alla disabilità, alla religione o alla lingua, nell’accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro, nella formazione professionale, nelle promozioni e nella sicurezza sul lavoro. Le pubbliche amministrazioni, poi, sono chiamate a garantire, anche, un ambiente di lavoro improntato al benessere organizzativo e si impegnano a rilevare, contrastare ed eliminare ogni forma di violenza morale o psichica al proprio interno. Per realizzare questi principi e missioni, tutte le amministrazioni pubbliche, al proprio interno, entro 120 giorni dall’entrate in vigore della presente legge, dovranno costituire un “Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni”. Tale organo sostituirà, unificando le competenze in un solo organismo, i comitati per le pari opportunità e i comitati paritetici sul fenomeno del mobbing, costituiti in applicazione della contrattazione collettiva, dei quali assume tutte le funzioni previste dalla legge, dai contratti collettivi relativi al personale delle amministrazioni pubbliche o da altre disposizioni.

Riforma del lavoro: i cambiamenti principali (prima parte)

La Guida alla Riforma del Lavoro (si tratta di una riforma convertita in legge il 3 marzo dalla Camera) rielaborata dal sole24ore è molto interessante. Per questo, ve la riproponiamo:

– Lavori usuranti (articolo 1).

Delega per la revisione della disciplina pensionistica dei soggetti che svolgono lavori usuranti. La delega deve essere esercitata entro 3 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento. In pratica, vengono riaperti i termini della precedente disciplina di delega (non esercitata) in materia. Lo scopo è quello di permettere ai lavoratori dipendenti impegnati in particolari lavori o attività e che maturano i requisiti per l’accesso al pensionamento a decorrere dal 1º gennaio 2008, di andare in pensione con un requisito anagrafico ridotto di 3 anni, fermi restando un limite minimo pari a 57 anni di età, il requisito di anzianità contributiva pari a 35 anni e la disciplina relativa alla decorrenza del pensionamento (cosiddette “finestre”). Previsto un meccanismo di priorità nella decorrenza dei trattamenti pensionistici (in ragione della maturazione dei requisiti agevolati, e, a parità degli stessi, della data di presentazione della domanda), qualora, nell’ambito della funzione di accertamento del diritto al beneficio, emergano scostamenti tra il numero di domande accolte e la copertura finanziaria a disposizione.