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Telelavoro, strategie per coniugare produttività e flessibilità

 Il telelavoro va prendendo sempre più piede in Italia anche grazie alle nuove tecnologie che consentono a lavoratori di entrambi i sessi di gestire il lavoro nel luogo e nel tempo più adeguato alle loro esigenze.

Come ogni altra attività svolta fuori dagli schemi tradizionali, il telelavoro comporta dei vantaggi e degli svantaggi, da gestire con intelligenza sia per non incidere negativamente sulla produttività sia per non riportarne danni personali diversi da quello degli spostamenti e da altri ovvi disagi legati al lavoro in loco.

In sintesi, il lavoratore può benissimo organizzare il suo lavoro in casa propria o in uno spazio adeguato che non crei dispersioni di tempo a tutto svantaggio della produzione. Il lavoro, in sintesi, deve rappresentare l’impegno primario del quotidiano per il giusto rispetto di regole e tempi, pur offrendo ampi margini di flessibilità ma non a scapito della produttività.

È da considerare, fra i contro, l’eventuale incidenza negativa del telelavoro sulla salute e sulla carriera del lavoratore. Ad esempio, il rischio fisico è quello causato da una postura scorretta mantenuta anche per ore ogni giorno o da una sorta di isolamento sociale che può condurre anche ad uno stato di depressione o da un ambiente domestico non idoneo ad uno svolgimento ottimale del lavoro.

Si parlava di una sorta di danno alla carriera: è facile che chi svolge la propria attività al di fuori dell’ambiente lavorativo tradizionale si senta meno considerato nelle prospettive di miglioramento del livello. In effetti, la presenza fisica in ufficio continua a mantenere un ruolo decisivo nelle prospettive di carriera: chi lavora da casa spesso non viene inserito nei programmi di avanzamento non solo in termini economici ma anche in termini di funzioni. E questo può succedere anche in aziende che incoraggiano il telelavoro.

Il telelavoratore, comunque, deve considerare i vantaggi che il telelavoro comporta nel suo insieme: consente un reddito, pur riducendo il tempo morto dovuto agli spostamenti, e consente di seguire di più la vita familiare. Per gestirlo al meglio, è opportuno agire con opportuni accorgimenti sui fattori di rischio ad evitare effetti negativi sia sotto l’aspetto puramente lavorativo sia sotto il profilo personale.

Le aziende, a loro volta, secondo una recente ricerca Regus, devono avere un obiettivo molto importante: incrementare le performance professionali con il Fattore F,

“ovvero la Felicità dei propri dipendenti, secondo i dati dell’indagine che ne analizza il rapporto con la produttività e i modelli da seguire per ottenere profitto investendo in Welfare e per non minare la produttività o la carriera di chi lavora in casa, vanificando in parte i benefici del telelavoro”.

“Peraltro, il lavoro a distanza va inteso come un atto di fiducia da parte dell’azienda nei confronti dei dipendenti e, come tale, stimola la motivazione e la dedizione al progetto aziendale e, quindi, la produttività. Di conseguenza, assenteismo e turnover diminuiscono, si sviluppa l’autonomia e il lavoro per obiettivi di chi lo svolge, crescono le competenze in aziende ed è più facile conservare dei talenti in caso di cambiamenti, quali trasferimenti troppo lontano dalla sede di lavoro, post-maternità, malattie e disabilità, ecc…”

Grazie al telelavoro, inoltre, un’azienda può ampliare il bacino delle candidature professionali e includere i candidati migliori, anche quelli non disponibili al trasferimento presso la sede centrale. Infine, gestire il team di una Pmi in telelavoro è un ottimo strumento per ridurre i costi di start-up di nuove iniziative imprenditoriali, abbassandone il rischio.

Gli esempi non mancano, proprio in Italia: Poste Italiane ha constatato che, grazie ad un programma di remotizzazione dei contact center, la produttività è aumentata del 30% e il tasso di assenteismo calato del 25%.

APPROFONDIMENTI
*Telelavoro: come, dove e quando
*Telelavoro
*Il telelavoro e il rischio ergonomico

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