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USA, in pericolo il diritto alla contrattazione

Non sembra vero: il diritto alla contrattazione collettiva degli impiegati pubblici statunitensi è messa seriamente in pericolo. Non è in gioco la definizione di un miglior contratto di lavoro, ma semmai quello che sta avvenendo da alcune settimane a questa parte negli Stati repubblicani del Wisconsin, dell’Indiana e dell’Ohio, è, infatti, una disputa sul diritto stesso dei lavoratori di organizzarsi e contrattare collettivamente le proprie condizioni di lavoro.

In effetti, è cosa risaputa che la pratica sindacale negli USA è stata sempre avversata da parte dei datori di lavoro privati, ma quello che sta emergendo, in questo periodo, è qualcosa di diverso: si sta cercando di inserire le pratiche di union busting, ovvero le politiche antisindacali, anche nel settore pubblico.

L’iniziativa è di qualche governatore di stampo repubblicano che, cercando di far leva sulla crisi economica e dei problemi di finanza pubblica, cercano di intavolare una politica che prevede unicamente un risparmio della finanza pubblica senza tener conto delle esigenze di gestione e controlli da parte dello Stato.La scintilla è la nuova legge proposta dal governatore repubblicano Scott Walker per risanare il deficit dello Stato, ovvero dando via al budget repair.

Secondo l’idea di Scott Walker i dipendenti pubblici non  avranno più il diritto alla contrattazione collettiva se non per il salario base e le loro rappresentanze sindacali saranno costrette a svolgere elezioni annuali per avere conferma del mandato. Non solo, i sindacati non potranno più godere delle union dues, ovvero dei contributi che i lavoratori non iscritti versano al sindacato a seguito dei vantaggi ottenuti dagli accordi sottoscritti.

Il nuovo corso di Scott Walker interviene anche sulla durata dei contratti; infatti, i contratti pubblici verranno limitati a un anno mentre aumenteranno i contributi che i lavoratori dovranno versare per assistenza sanitaria e pensioni.

Una decisione unilaterale di Scott Walker che non ha tenuto conto della disponibilità del sindacato a trattare: ricordiamo che si erano resi già disponibili ad una riduzione di salario.

Da parte sua il presidente degli Usa, Barack Obama, ha chiesto un maggior rispetto dei dipendenti tanto che il suo ministro del Lavoro, Hilda Solis, ha osservato che esiste una netta distinzione fra il chiedere ai lavoratori un nuovo accordo di lavoro e chiedere di rinunciare ai diritti garantiti dalla costituzione americana.

Non solo, il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, Sharan Burrow, denuncia un paradosso tipico americano

La violazione dei diritti democratici in paesi come Cina, Egitto, Guinea, Messico è giustamente condannata dagli Stati Uniti ma cosa succede se questi diritti vengono messi in discussione negli stessi Stati Uniti? Il diritto di associarsi e negoziare collettivamente per condizioni di lavoro e salari equi è il fondamento di ogni democrazia, e attaccare questi diritti significa attaccare lo stesso ordinamento democratico

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