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Cassa integrazione: Cgil, nuovo record negativo

 Gli effetti della crisi in Italia si fanno ancora sentire sul mercato del lavoro. Basti pensare che, in accordo con un Rapporto dell’Osservatorio Cig della Cgil, nello scorso mese di novembre, da inizio anno, è stato toccato il nuovo record negativo di 1,2 miliardi di ore autorizzate di cassa integrazione che hanno tagliato i redditi dei lavoratori di ben quattro miliardi di euro, corrispondenti ad una decurtazione in busta paga pari all’incirca a 7.500 euro a lavoratore. Il più grande Sindacato italiano nel Rapporto sottolinea come nel nostro Paese siano ben 600 mila i lavoratori che sono coinvolti nei processi della cassa integrazione guadagni con punte di rialzo preoccupanti per la cassa integrazione in deroga. Al riguardo Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil, ha posto l’attenzione sul fatto che ci sono molti lavoratori che per l’anno in corso non percepiscono la cassa in deroga nei tempi previsti, così come gli stanziamenti per il prossimo anno appaiono insufficienti per poter coprire tutte le richieste.

E se rispetto allo scorso mese di ottobre scende la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria, in termini di ore autorizzate, contestualmente si registra una tendenza crescente di aziende che in maniera progressiva passano dalla cassa ordinaria a quella straordinaria con il palese rischio deterioramento delle prospettive e dei livelli occupazionali. Anche in questo ultimo Rapporto, non a caso, la Cgil, in base alle proprie elaborazioni, sta constatando come le aziende, nel ridefinire le condizioni produttive, si stiano stabilizzando su più bassi livelli occupazionali anche per effetto della mancata ripresa dei consumi.

La cassa integrazione in deroga, tra l’altro, coinvolge maggiormente quelle imprese che non rientrano nella attuale normativa sulla cassa integrazione straordinaria. In particolare, la Cigl, non a caso, ha rilevato aumenti consistenti di Cigd nei settori dell’edilizia, nel comparto chimico e nel settore del commercio, con l’Emilia-Romagna e la Lombardia che rimangono nel nostro Paese le Regioni più esposte.

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