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La proposta di Cazzola e Ichino sulle pensioni

La manovra correttiva è all’esame della commissione bilancio del Senato con importanti e restrittive misure sul sistema previdenziale italiano come l’introduzione della finestra mobile che ritarda, una volta maturati i requisiti, l’accesso alla pensione di 12 mesi in caso di lavoratori dipendenti e di 18 se autonomi.

Ma non è finita perché è presente una proposta di legge i cui primi firmatari sono l’on. Giuliano Cazzola (PDL) per la Camera e il sen. Pietro Ichino (PD) per il Senato. Una proposta decisamente trasversale perché è firmata da parlamentari di maggioranza e opposizione che ha lo scopo di consentire un ulteriore  permanenza  al  lavoro  per due anni.

In sostanza, i lavoratori possono, su base volontaria, optare per continuare a lavorare oltre i limiti del collocamento a riposo (barriera dei 65 anni).

Ricordiamo che la prosecuzione dell’attività  lavorativa  oltre  il  compimento del sessantacinquesimo anno è disciplinata in termini diversi tra il settore privato e quello pubblico.

Nel settore privato al raggiungimento dell’età per il collocamento al riposo (65 anni di età per gli uomini),  il  rapporto  di  lavoro non cessa automaticamente, in quanto il lavoratore può, con  il consenso del datore di lavoro e fino a quando esso permane, proseguire nella propria attività anche oltre un biennio.

Il datore di lavoro può recedere ad nutum dal rapporto di lavoro.

In effetti, nel settore pubblico (escludendo magistrati e professori universitari) non è consentito di prolungare l’attività lavorativa oltre il compimento del sessantasettesimo anno di età.

La proposta di legge, composta di due articoli, interviene attraverso modifiche all’articolo 4 della legge n. 108 del 1990.

La proposta consente, solo in via sperimentale per un triennio, al lavoratore di prolungare la sua prestazione lavorativa comunicando la decisione al suo datore di lavoro con un anticipo di sei mesi.

Durante questo periodo supplementare la legge prevede una riduzione dei due terzi dell’obbligo contributivo.

Il lavoratore in questo modo può usufruire una pensione supplementare che si aggiungerà alla pensione principale maturata fino alla data originariamente prevista per il collocamento a riposo.

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