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Manovra 2011, la stretta sulle pensioni con 40 anni di contributi

Con la recente manovra 2011, il governo ha deciso di intervenire, ancora una vota, anche sulla pensione di anzianità con 40 anni di contributi introducendo un ulteriore posticipo senza incidere sul trattamento pensionistico. Il provvedimento è stato inserito a sorpresa e si accompagna a quello precedente frutto della legge 122 del 2010 con l’introduzione della finestra mobile di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per quelli autonomi.

Con la manovra, approvata nei giorni scorsi, si è introdotto un ulteriore slittamento di un mese nel 2012, di due nel 2013 e di tre mesi nel 2014: il provvedimento non si applica però ai lavoratori i che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2011 e agli appartenenti al comparto scolastico.

Il governo ha poi previsto una deroga, bontà sua, per 5000 lavoratori a patto che siano in grado di dimostrare di essere collocati in mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati  anteriormente al 30 giugno 2011 e che maturino i requisiti  per il diritto a pensione entro il periodo di fruizione dell’indennità, i lavoratori collocati in mobilità lunga per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 giugno 2011 e i titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore.

In sostanza, il governo ha chiesto a questi lavoratori di, dopo aver contributo per 40 anni al sistema previdenziale italiano versando i relativi contributi, rimanere in servizio per 41 anni e tre mesi dal 2014 senza nessun beneficio sul proprio assegno previdenziale ma pur continuando a versare tutti i contributi obbligatori per legge.

L’obiettivo del governo è quello di risparmiare 201 milioni di euro nel 2013, 433 milioni di euro nel 2014, 710 milioni di euro nel 2015 e 790 milioni di euro nel 2016.

Su questo particolare provvedimento la posizione del sindacato è abbastanza discordante tanto che da una parte, la CGIL, assume una posizione fortemente critica e considera il provvedimento semplicemente vergognoso.

Diversi i toni espressi dalla Cisl che assume una posizione più defilata e cauta.

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