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CGIL, non perdere i giovani con scuola, formazione e lavoro

La CGIL, durante il convegno “Sapere per contare” tenuto a Milano lo scorso 12 ottobre, ha promosso un’iniziativa volta a potenziare l’apprendimento permanente concretizzando il suo impegno in dieci proposte che saranno presentate a Governo, Regioni, Enti Locali e datori di lavoro.

Una delle proposte punta sul mondo giovanile per mezzo di un nuovo sistema che ne garantisca l’inserimento lavorativo e sociale.

In sostanza, per i giovani la CGIL pensa ad un piano straordinario per il raggiungimento almeno di una qualifica professionale o di  un diploma da parte dei giovani 18-34 anni che ne sono privi e per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro: l’obiettivo è la riduzione della disoccupazione giovanile e della percentuale di giovani con basso titolo di studio, al fine di allinearci entro il 2020 alla media dei principali paesi europei.

Non solo, il maggiore sindacato italiano propone di finanziare un incentivo diretto di natura straordinaria per l’inserimento dei giovani nel mercato del  lavoro attraverso l’aumento della tassa di successione modificandone i criteri attualmente in vigore e cancellandone l’esclusione dei patrimoni redditizi. Secondo le valutazioni della CGIL, l’incentivo potrebbe configurarsi come una sorta di reddito minimo di inserimento, ovvero prevedere un contributo monetario diretto e un accesso facilitato ai servizi, nella fase di  formazione o di ricerca dell’occupazione mirate all’inserimento nel mercato del lavoro.

In realtà, la proposta della CGIL è rivolta anche a nell’istruzione degli adulti: a questo proposito andrebbero istituiti  percorsi dedicati ai giovani che si  sono allontanati dalla scuola “del mattino”.

Per la CGIL occorre fare subito un censimento dei soggetti under 34 in possesso al massimo della licenza media da parte degli Enti Locali utilizzando in modo incrociato anagrafi scolastiche e anagrafi universali (comunali e sanitarie) e porre in essere un pacchetto di opportunità formative per raggiungere una qualifica e/o un diploma sulla base di un piano programmato e coordinato dalla Regione in coerenza con le Linee Guida Nazionali (elaborate da Ministeri Lavoro e Istruzione e Coordinamento Regioni) concordate in Conferenza Unificata Stato Regioni.

Non deve essere trascurato un potente strumento che fino ad oggi non è stato utilizzato con vera efficacia, ossia l’apprendistato al fine di promuovere e incentivare il ricorso alla tipologia per la qualifica e per il diploma professionale per i giovani sotto i 26 anni che ne sono privi, anche in chiave di contrasto dell’utilizzo improprio degli stage e dei tirocini.

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