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Iniziative per il lavoro da Cgil, Cisl e Uil

Le tre centrali sindacali hanno deciso di presentare un documento unitario con le proposte da presentare al governo Monti in tema di crescita, equità sociale e fiscale e naturalmente occupazione e pensioni. In base alle indicazioni presenti si chiede di approvare l’apertura di un confronto proprio sulla base delle proposte presentate oggi alla stampa

con l’obiettivo prioritario di invertire la pericolosa tendenza recessiva in atto da alcuni mesi e di realizzare al più presto l’obiettivo di far ripartire la crescita

Non solo, i Segretari Generali di CGIL, CISL, UIL, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno dato anche notizia della creazione di una commissione che avvierà il lavoro della certificazione degli iscritti per arrivare a definizione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali.
Per le compagini sindacali ora serve un piano per il lavoro con l’obiettivo di far ripartire la crescita; infatti, la gravità della crisi impone un cambiamento nella politica economica del Governo che è chiamato a mettere in atto politiche che favoriscano la crescita.

I Segretari Generali hanno ribadito di non avere avuto finora nessuna convocazione ufficiale anche se l’avvio del confronto sembra ormai imminente visto anche che il ministro Fornero ha concluso il suo giro di incontri preparatori con le parti sindacali e industriali. In merito all’articolo 18 il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ha ribadito che l’articolo 18 non farà parte del negoziato e ha confermato che il Governo non è affatto intenzionato a riproporlo al tavolo.

Il sindacato ribadisce che i problemi urgenti riguardano l’occupazione, la riforma in senso universale ed estensivo degli ammortizzatori sociali e la rivisitazione delle norme sulle pensioni visto che

La difficile situazione occupazionale rende necessario mettere all’ordine del giorno l’attuazione di un piano per il lavoro, a partire dall’emergenza della disoccupazione giovanile e femminile, particolarmente accentuata nel Mezzogiorno e dalla necessità di reimpiegare le centinaia di migliaia di lavoratori ancora coinvolti dagli ammortizzatori sociali

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